455 hóri vedano nel popolo italiano, sorlo a libertà, un fratello, c non ci stringano la mano. Voi dite: lasciamoli combattere, poscia noi profitteremo del risultalo del loro combattimento. Questo pensò l’Ungheria, quando il nostro generoso esercito traversava il Ticino e cominciava la generosa guerra. Quale ne fu il compenso ? Non vi ha uno di noi, il quale non abbia in cuor suo imprecato al tribuno ungherese, quando consigliava i Magiari di lasciare il popolo italiano combattere solo contro le orde austriache. Ora vorremo noi fare quello, che tornò in tanto sfortunio all'Ungheria? Quello che abbiamo maledetto dal profondo dell'animo? No, cerio. Se per noi si apre la guerra, io credo che la spada dell'armata piemontese, gettata sulla bilancia deila libertà la farà traboccare in nostro favore; che se noi faremo altrimenti, che se la sorte delle batlaglie rimarrà dubbia, chi ci assicura che la sconfitta della forte Vienna, che la sconfitta della nobile nazione dei Magiari* non renda di nuovo forte l’idra Austriaca a grave nostro danno? Il ministro dell’interno, nel suo rendiconto di ieri, dichiarò avere il ministero protestato dinanzi alle potenze mediatrici che ove l'impero austriaco non avesse ben tosto acconsenlito alle basi della mediazione* esso avrebbe incominciata la guerra. Ora io domando: i signori ministri hanno essi stabilito all’Austria, alle potenze mediatrici, un limite di tempo* un termine, un ultimatum? che cosa vuol dire, che significato ha nella bocca di questo ministero* questa parola presto? Per noi Io spazio d’una settimana sarebbe già troppo lungo tempo, e per la diplomazia noi sappiamo che esso ha ben poco valore, quando non vi trova grande guadagno. Vi ricordo* o signori, la questione belgia. Anche allora i mediatori inglesi e francesi dissero al popolo belgio: aspettate, presto le cose vostre saranno per nostra cura accomodate; e dovettero stendersi settanta* ottanta protocolli, prima che la mediazione avesse il desiderato effetto; Pertanto io vi domando* a benefizio di quale delle due parti contendenti questo tempo trascorre? Noi abbiamo un’armata di 130*000 uomini* la quale pesa sulle finanze del paese* che non può mantenere un’armata di questa fatta. Egli, il Piemonte* se deve avere per limite il Ticino, non può conservare a lungo questo quadro di guerra sotto le armi. Noi abbiamo 50,000 soldati della riserva. Quale e quanto sia questo aggravio* ognun lo vede, ed io non voglio entrare in troppo minuti particolari; mi basti accennare quali gravissimi inconvenienti peserebbero sul nostro paese, se si prolungasse lo stato attuale di cose. Ma quella non è la sola armata, che noi manteniamo in questo tempo; chi è che paga e ciba l’armata, che tiranneggia e che martoria i nostri fratelli di Lombardia* chi? se non il regno italico? Non son forse le ciurme croate e morave di Radelzky pagate e pasciute da quei cittadini che noi* Parlamento subalpino* divenuto in al-lora il gran Parlamento italiano, dichiarammo fratelli nostri, Lombardi e Veneti; che noi festanti accogliemmo nella nostra famiglia? (Bravo! bravo! Applausi.) Ho parlato della mediazione: che cosa abbia potuto la mediazione a nostro profitto, noi l’abbiamo veduto. L’armistizio clic, imitando l’illustre mio collega ed amico Amadeo Ravina, io non voglio nominare, era !,|i trattalo a totale benefizio dell’Austria, a totale danno del