409 che mai non perdona, dell’ ira austriaca. In quella vece, ed alloro poslo, chiamati que’ vili che più si distinsero nell’ esacerbare, se era possibile, i mali, conilo cui insorse il popolo lombardo-veneto; que’vili, clic, per soprammercato, oggi si vendicano, e della maschera loro strappata dal viso, e della generosità improvvidamente dal magnanimo popolo usala a loro riguardo. Valga per tutti, se è pur uopo di prova, il famigerato Pachta, 1’ anima dannata della corrotta e corrompitrice politica metterni-chiana, ili quella politica, del cui spirilo solo si alimenta e vive l’immutabile austriaca camarilla. Questa è la garantia del perdono I! Menzogna! menzogna ! menzogna ! Corona poi il capo d’opera la promessa d’una Costituzione, quando sarà tornata la quiete. Vedi lo scherno ! Chi sarà il giudice della quiete risorta, chi del momento opportuno a tanto beneficio? Radetzky, Paclila, e la camarilla. Dunque mai! Parlino le promesse fatte dall’Austria all’Italia nel d8l5; parli oggi stesso la eroica, ma incauta e troppo confidente Ungheria, contro ogni legge e falla concessione, abbandonala ai poteri discrezionali del croato Jellacic. Prode nazione ungarica, eccoli il premio pe’ figli tuoi prestati all’Austria, pe’que’figli, che l’empia camarilla, ferma nell’ infernale pensiero di disonorarti e di schiacciarti, quando che fosse, primi fece esporre alla strage nella guerra bandita a comprimere ed assassinare l’Italia. Ma l’Italia dimentica il passato, o prode nazione, ti stende la mano e li vuol sorella. Stringi il patto, e sia di esler-minio al comune eterno nostro nemico. Perdona, o amico mio, a questo lungo scritto. Che vuoi? Qui senza amici, spettatore e paziente delle barbarie e violenze quotidiane, la mano obbediva al cuore, che aveva bisogno d’uno sfogo, né seppi raltenerla. Del resto, qui a tutt’ oggi non si è pubblicato per anco questo manifesto: se lo sarà, spero verrà lacerato. Non vi sono che due categorie d’individui, per buona sorte scarsissime di numero, che forse si azzarderanno a lodarlo. Una consta di quegli esseri abbietti, degradati, che non ebbero mai, o perdettero persino il senso dell’onesto, vera fèccia della società, oggi assoldati allo spionaggio, come sarebbero un 15. un P. unS. uuM. un R. un G. ed altri pochi: l’altra si compone di quei lupi rapaci, che traggono lor prò’dalle comuni sciagure, che, solo inlenli ad intascare dcl-1’ oro, non badano alle lagrime, nè come sia lordo di sangue. Sordi ad ogni voce che di vile interesse non sia, veri manutengoli si offrono vo-lontarii strumenti a facilitare le austriache rapine, comperando a \il prezzo le derrate rubate ai nostri concittadini, a patto di poterle trasportare fuori di città, il che ad ogni altro è impedito, per poi rivenderle a grosso guadagno; oppure provvedendo l’oppressor nostro di tutto quanto può abbisognare, e con ciò agevolargli ogni mezzo a durare nella resistenza e nel riconquisto d’Italia; o facendo a sè concedere esclusivi privilegii, danneggiando i molti sventurati che vivono del piccolo commercio, come un Z. un P. un G. Ma badino, non è ancora tulio finito. Si, viva Dio, dovranno rendere strettissimo conto dei loro infami guadagni a questa società, di cui, veri vampiri, ei succhiano il sangue.