203 La Francia non è sì stolta da aiutare i suoi nemici. Comunque essi, i dottriuarii, non se lo sappiano — e sanno essi mai ove vadano? — La Francia sa che saranno condotti dal loro sistema a dar mano ad una ristorazione borbonica od orleanista. La Francia non s'impania in una guerra duplice contro il Tedesco, e contro il popolo, repubblicano di cuore, per assicurare sui loro seggi i re, più, qualche centinaio di pallidi copiatori della Gironda. Ben stolta sarebbe a confidare il suo esercito a coloro che affamarono e disonorarono il proprio. Scendere in Italia e lasciarsi dietro le spalle una corte alleala, complice, spia dell’Austria? No. I Francesi non combatteranno con noi, se noi non spazziamo via Gesuiti, cortigiani, e principi davanti alla loro avanguardia. Popoli italiani, per la vostra vita, non date retta a chi vi ingannò una volta! Credete ai fatti, guardate alla vostra presente miseria, serbate vivo nel cuore 1’ odio ai re che ne furono cagione, e da quell’ odio ger-moglierà l’ ¡«dipendenza italiana. Distruggere la libertà sotto qualunque formai è il patto di famiglia, è la divisa di tulli i re : distruggere la monarchia sotto qualunque maschera si presenti, sia il sacramento dei popoli. Se vi lasciate di bel nuovo scivolare ad una stolta fiducia in loro, non caccerete FAustriaco mai: i vostri re ve lo inchioderanno sul collo. Ridetevi di quei che vi dicono : il solo Piemonte ha un’ armata. Il giornale La Presse, e l’altro il Dèbats lo ripetevano ier l’altro facendo eco ai giornali di Torino. Dall’fico giudicate la Foce : dalla lealtà.liberale dei ripetitori giudicate della lealtà dei maestri. Quell’armata fu tradita come lo foste voi; quell’ armata è tenuta costantemente in inganno da’ suoi generali-sacrestani e ciambellani. Il soldato ha già infitta nel cuore la gelida idea che egli obbedisce a comandanti inetti o perversi, a gallonati giannizzeri del despotismo. Quell’armata non può più nulla per l’Italia se non cambi la sua avvilita bandiera in un vergine vessillo repubblicano. Sfidate i liberali-regii a provarvi con pronti fatti come si salvi l’Italia per opera dei re; sfidateli a smentire il tempo che incalza, il Tedesco che si sdraia nelle loro stesse case, la dissoluzione delle armate, l’inerzia de’ministri e de’generali, la testimonianza del passalo contro l’avvenire ! Dite loro che i fatti loro vi dimostrarono come l’Italia sia povera d’uomini tagliati per governare : quindi più agevolmente voi popoli indótti metterete assieme una sola assemblea ed un solo governo, che non dodici senati e sessauta ministri. Dite che non vi appare spiegato come tale e tal dottore politico mutò di parola e di volto; come essi che nel 21 e nel 51 andarono per la terra imprecando al principe del Trocadero, e svelando le turpitudini delle corti italiane, abbiano cacciate poi le mani ne’ capegli alla madre loro per strascinarla a puttaneggiare coi re; e come ora ch’ella si giace nell’ abiezione e nel pianto della vergogna, essi ricomincino sfacciatamente *1 ruffianesimo sfortunato per sola ostinata vanità di far trionfare un sistema. Dite loro che come i repubblicani s’imposero silenzio quando il popolo deluso si allucinò della finta guerra regia, così facciano tregua an-ch’essi alle adulazioni, agli screditati sofismi, al lenocinio, ora che il