2H NOTIZIE DI TERRAFERMA. Osoppo non solo resiste, ma di tratto i» tratto dà molasti» iti nemico, che la tien assediata, in una sortita, falta di recente, gl’intrepidi soldati italiani si sono battuti con 300 Austriaci, e fecero bottino di alcuni buoi, e di molti carri di fieno. Quantunque il presidio manchi del necessario per guarentirsi dal freddo, già molto avanzato in quella alpestre posizione, pure non pensa a cedere, nè cederà, se questa intimazione non le venga fatta da Venezia, le cui sorti vuol seguire ad ogni costo. Di viveri pei' ora non difetta, e se ne procaccia di continuo. La razione del soldato è pur quella dell’ ufficiale e del comandante. Nessun elogio varrà ad encomiare degnamente il coraggio e la bravura degli ufficiali di tutta quella guarnigione. 24 Settembre. {dall’ Indipendente) IL CIRCOLO ITALIANO DI GENOVA AL GENERALE GIUSEPPE GARIBALDI. Generale ! Esule per amore alla patria, gli ozii del vostro lunghissimo esilio furono battaglie. E durante il vituperoso letargo che ieri ancora ci gravava la mente, di quando in quando, attraverso le lontananze dell’Oceano, ci giungeva un confuso romore d’illustri fatti e il vostro nome, quello d’un cittadino di Colombo, che sulle terre da Colombo scoperte scendeva soldato della libertà universale. I giovani più gagliardi delle nostre città, a quel rumore, a quel nome, sollevavano fieramente la testa, co’nobili desiderii voi chiamavano a loro duce nella gran lotta, e sospirando una spada, ve ne decretavano una che simboleggiasse al guerriero le vicine speranze della patria comune. Il grido che dai milanesi asserragli i Lombardi lanciarono, snidando l’aquila austriaca, risonò pure in America; chè il mondo intiero levossi plaudendo, per assistere al terzo battesimo della stirpe latina nel proprio sangue. Correva per l’anima del popolo il soffio onnipotente di Dio; e cinque giorni bastarono ad operare ciò che trentatrè anni non aveau saputo compire. E voi, abbandonando gli onori e gli affetti della seconda patria, co’vostri fratelli d’arme, spiegata la tricolore bandiera, salpaste inverso l’Italia. Erano, o generale, i be’giorni delle grandi speranze, dei fremiti gloriosi, delle anelate battaglie; le moltitudini s’affollavano per salutar le sembianze delfavvenire; ma non salutavano, non stringevano al seno che le orride forme dei passato. Infrallanto le genti nostre cadevano sterilmente mietute, e cadevano benedicendo la loro morte, quando fosse la loro morte vita alla patria. Infrattanto una turpe e segreta mano andava distillando e seminando veleni e sospetti; tra le famiglie italiane unificate dal furore di carità cittadina