ri ecc. ; e sapendosi clic 1’ esercito dilettava di camicie, ne ordinò il giorno 3 agosto la requisizione di 4°>000) che in parte furono raccolte e distribuite ed in parte si stavano raccogliendo il giorno della fatale catastrofe. 11 Gomitato può dare le più solenni assicurazioni, certo di non essere smentito, che vi (ii una vera gara nei cittadini nell’adoperarsi a fornire mezzi onde ristorare un esercito valorosissimo che, soltanto per imperizia dei suoi generali e per fatali combinazioni di stenti sofferti c lunghi digiuni, era ridotto ad uno stato di quasi totale sfasciamento. Le truppe erano commosse delle fratellevoli cure dimostrate a loro favore, e quando la Guardia nazionale di Milano ed altri molti cittadini si recarono nelle file dell’ esercito a portarvi le parole della simpatia e del conforto, risposero quelle brave truppe con sentimenti di pari simpatia, ricambiando e ripetendo anch’ esse le assicurazioni di volersi battere, di voler difendere la città, di voler vincere 0 morire insieme. Vedeva i! Gomitato con vera esultanza lo slancio cittadino per ristorare l’armata, e s’ adoperava esso stesso a quest’ intento con ogni alacrità e con tutti i mezzi che stavano a sua disposizione, sia perchè era codesto un vero debito di giustizia verso la prode armata ebe aveva sparso tanto sangue e sofferti tanti disagi per la causa italiana e per il nostro riscatto, sia perchè, avvedutosi il Gomitato clic da taluni Piemontesi posti in alto grado si tendeva a predisporre, nell’as-scrita mancanza di un efficace concorso della città, un pretesto per disertare Milano e con essa la causa italiana, dovevasi ogni cura adoperare onde un tale pretesto scomparisse e si annullasse davanti a prove luminose di carità e di entusiasmo p«polare. Mentre poi il Gomitato pensava all’ approvvigionamento dell’ oggi, non trascurava di assicurarsi che i viveri non avessero a mancare per lo avanti. Dalle verificazioni fatte risultò che per 1’ approvvigionamento tanto dello esercito quanto della città, v’ erano farine per otto giorni e che per altri quindici giorni vi erano generi in natura e bestiami. Questo è quanto bastava a rendere perfettamente tranquilli ; perchè con un esercito di più di quarantamila uomini a difesa della città, non era possibile di non aver libera qualche porta per foraggiarq nella vicina pinguissima campagna e così accrescere gli approvvigionamenti già accumulati per tre settimane ; — nè era del resto a supporsi che per un più lungo periodo avesse a protrarsi la situazione delle cose militari. La più grave difficoltà si presentava per 1 apprestamento delle farine, delle quali però già n’esistevano, come si disse, per otto giorni. N.ll’ interno della città vi sono alcuni mulini, che però non sarebbero bastati a nia- 51 cinare la sufficiente quantità di farine. Questo servizio veniva fatto dai molti mulini posti fuori della città, e per la maggior parte compresi nel raggio del campo trincerato , dove era accampato 1’ esercito italiano. Ai primi allarmi destati dal cannone austriaco che si avvicinava , vari lavoranti mugnai di quei mulini lasciarono il loro posto cd alcuni carrettieri si rifiutavano a tradurre in città le farine. Ora a togliere questi inconvenienti il Co-mitato(che già il giorno 5 agosto aveva spedito ordini urgenti ai capiposti della Guardia nazionale, stanziata alle porte della città affinchè prestassero la più efficace assistenza per il trasporto delle farine dai mulini esterni nella città dove esistevano i forni militari ) pregò il Commissario militare signor generale Olivieri a voler compartire le disposizioni occorrenti, perchè fossero presidiati i mulini che stavano nel perimetro del campo trincerato. Il generale freddamente rispose, che il Comitato si dovesse dirigere ai singoli generali di stazione nei riparti del campo dove esistevano i mulini. Ma non credendo il Comitato che sarebbe ubbidito da codcsti generali, che non potevano riconoscere l’autorità del Comitato stesso , scrisse questo nella notte del giorno 4 a S. E. il generale Salasco , capo dello stato maggiore di sua Maestà , pregandolo di dare gli ordini perchè fossero presidiati i detti mulini. Contemporaneamente ancora il Comitato incaricò il signor marchese Francesco Cusa-ni , persona di propria confidenza , addetto allo stato maggiore del reggimento cavalleria Savoia, di pregare il suo colonnello perchè si adoperasse anch’ esso ad ottenere che fossero presidiati i mulini e scortate le farine in città. Il signor Gusani riferì al Comitato di avere avuto dal suo degno colonnello le più positive assicurazioni della sua cooperazione. Con codeste misure non era dunque punto a dubitarsi che, mentre T esercito ed i cittadini avrebbero esaurite le farine apprestate per otto giorni, se ne sarebbero preparate quante bastavano per alimentare i forni'militari e civili per altri quindici giorni. h poi da notarsi che il riso avrebbe in ogni casa offerto vitto abbondante per alcuni giorni e per l’esercito e pei cittadini. Oltre il riso accumulato nella eittà e nei dintorni del raccolto dello scorso anno, se ne poteva avere di quello così detto della Puglia del nuovo raccolto. E si noti ancora che Milano è circondato da numerose marwlre di giumenti, e che quindi in nessuna ipotesi avrebbero potuto nemmeno mancare le carni , dappoiché un esercito numeroso avrebbe sempre mantenuto in comunicazione la città colla campagna. Ad onta di tutto questo , il Comitato di