166 e sospenda i suoi armamenti, mentre la Russia c l’Austria alacremente provvederebbero a’ loro. No ! la democrazia francese non dee appagarsi di parole, di note e di protocolli; ella non dee lasciarsi avvolgere ne’rigiri delle scritture diplomatiche; la sua forza e la sua legittima potenza stanno nella franchezza, nell’ opera. Nelle congiunture presenti, il governo della repubblica dee rivolgere gli sguardi a Milano ed a Venezia, per liberarle da Radetzky e dalla sua soldatesca; ma, in pari tempo, dee fermare la sua attenzione su Costantinopoli e il Danubio, a fine di preservarli dallo czar e da’suoi Cosacchi. Disconverrebbe che l’aifrancamento dell’Italia favorisse, in maniera indiretta, i disegni dello czar su Costantinopoli. Se i trattali del 1815 debbono essere lacerati sulle pianure di Lombardia, non debbono esserlo a profitto dell’ambizione moscovita, e per portare il trono dei Romanoll' sul Bosforo. Si dice che il capo del potere esecutivo abbia ricevuto dall’autocrate russo comunicazioni di personale benevolenza; noi rinviliamo a diffidare di tal gentilezza greca; e, nella faccenda della mediazione, opiniamo ch’egli abbia bisogno di tutta la sua sagacia e di tutta la sua prudenza. 22 Settembre. (dall’ Indipendente) Il Circolo Italiano nella sua seduta del 17 settembre ha votato per acclamazione il seguente indirizzo. AI SACERDOTI ITALIANI. La causa dell’indipendenza e della libertà italiana doveva essere iniziata e coadiuvata da voi. L’Italia dagli antichissimi Etruschi ai papi generosi del medio evo, fu sempre una terra sacra; nè si potrebbe rapirle questo primato, senza rinunciare alla memoria delle nostre glorie più originali e perenni. Che se gran parte delle nostre sventure originarono dall’ ambizione dei papi e dalla corruzione del clero, questa è una ragione di più, perchè voi dobbiate porvi riparo, e mostrare che gli abusi non distruggono la verità de’principii. Oggimai è dimostrato che l’Italia non può essere indipendente, libera ed una se non restaurando ed ampliando il principio democratico, nobile patrimonio legatoci da’nostri avi. Or chi potrebbe cooperare a sì alto scopo meglio di voi, ministri di Cristo liberatore, interpreti del divino codice dove fu consecrato il dovere dell’umana uguaglianza e fraternità, antichi maestri e depositarii di quel sistema elettivo che è fondamento d’ogni democrazia. L’arbitrio e la tirannide son tanto contrarii alle costituzioni ecclesiastiche, quanto alle libertà popolari. È tempo che il clero invochi e ristauri le antiche franchigie non come un’immunità e un privilegio proprio, ma come un diritto ch’egli ha comune col popolo che rappresenta. L’epoche più gloriose della Chiesa furono i tempi di maggiore prosperità per le popolazioni italiane. Tult’i pontefici che s'inchinarono agli