462 A questo generale sconvolgimento della monarchia che si dibatte in Ungheria, in Italia, in Boemia, nelle viscere istesse della sua dominazione, vi arrogi un immenso debito pubblico, un annuo deficit che fa spavento, e che cresce come la piena di un fiume, stante il generale disordine; il pericolo della banca che vive coi ripieghi di un fallito, e il governo ridotto a sostentarsi con moneta di carta, o con una miserabile moneta di rame. Nè speri aiuto dalla Germania ; imperocché il potere centrale è infermo , l’autorità del vicario è in declivio, e i Tedeschi ornai si accorgono che l’arciduca sacrificava l’interesse della Germania a quello della sua casa. 1 piccoli stali sono tenuti in freno dalla stessa loro debolezza e dalle inquietudini interiori; la Prussia si ribella, e la Russia le sta d’accosto per appoggiarne le mire d’ingrandimento, e non per gettarsi ad una guerra di principii, che potrebbe corrompere il suo esercito e portarle il cliolera morbus della rivoluzione in casa. Per tutte le quali cose, la posizione di Radetzky in Italia è scabra oltre modo. Odiato dal partito democratico ora trionfante in Vienna, egli sta nell’alternativa o di doversi sottomettere a lui, o di doversi ribellare. Questo ultimo sarà probabilmente il partito che prenderà ; ma lo stesso sentimento non domina nelle sue truppe. Gii Ungheresi non vogliono più obbedirgli, i volòntarii di Vienna se ne tornano a casa, i Croati sono stanchi, e gli ufficiali stanno in continua trepidazione di essere colti in mezzo da un vespero, e non mai più rivedere le loro case. I tre colori, a dispetto della legge marziale, sono ricomparsi in Milano : dagli uni si grida viva l'Ungheria, dagli altri si grida viva Tuliatia, e nelle bettole i soldati ungheresi e i popolani milanesi bevono alla reciproca salute. La disorganizzazione è nelle truppe, e se il ministro La-Tour fu impiccato a Vienna, la spada di Nemesi colpirà Radetzky in Italia. Dio ha permesso i loro misfatti, ma ne ha prescritta la pena. Dio ha decretato che l’Italia sia libera e fulmina gli empi che contrastano la sua volontà: coi rovesci umiliò la nostra presunzione e il nostro parteggiare inquieto; ma nel sapiente suo giudizio ha disposto quanto giovi alla nostra salvezza : a noi tocca, coll’unità eia concordia, di farci esecutori dei suoi decreti. A che disputare di parole e di forme? una sola cosa ci conviene : l’indipendenza; il tempo eia ragione faranno il resto. A che disputare d’interessi locali? Non \i è vero interesse se non è quello di tutti. Le passioni acciecano e sconvolgono , 1’ egoismo paralizza, ma l’unione è salva. L’occasione più bella non si presentò mai per liberare l’Italia. Se la guerra ora si fa, sarà presto terminata con soddisfazione e contentezza di lutti; se ora non si fa, l’avremo egualmente, e lunga e disastrosa e civile; sarà guerra fraterna, guerra empia, guerra a rovina di tutti dai più ricchi ai più poveri e dai supremi agli infimi. Se la guerra ora si fa, i Lombardi marneranno all'avanguardia ( e lo proclami altamente il ministero ), e saranno i primi a ricalcare la terra che li vide nascere, e che ora è insozzata da un’orda di vandali; l’insurrezione organizzata dalle origini dell’Adda e dell’ Oglio alle rive dell'Isonzo, sorgerà improvvisa dalla terra, e attaccherà su tulli i punti