470 rile elevato. E se le donne Palermitane, Milanesi, Bolognesi e Friulane sentirono il palpito di guerra e diedero prove di coraggio patriottico e di forza guerriera, le Veneziane segnatamente, colla loro affettuosa assi* stenza ai feriti e combattenti, con ogni maniera di sussidj, super-indo ogni ostacolo, comprovarono non solo di essere eminentemente italiane, ma quello che è più, e tutto del loro dolce carattere, estremamente pietose. Troppo son noti i fatti della Società soccorritrice dell’armata italiana per noverarne e puntarne il valore, l’indicibile conforto pei soffrenti. Molti encomiarono questa santa italianissima istituzione; nessuno analizzò gli elementi di cui si compone. L’ammirato drappello è composto di poche Dame della nobiltà, assorellate a mollissime cittadine, anche di mediocre censo, non nobili di nome ma di fatto; e quest’ultime formano il maggior numero della pia schiera confortalrice. Il senso di fratellanza, lo spirito di associazione furono sempre patrimonio della classe meno adulata, e perciò meno corrotta. Pse sia testimonio la storia. Però se il cuore viene ingentilito dalle virtù tradizionali degli antenati, e dalla più curata e squisita educazione, fa maraviglia che anche la pietà operante in un’epoca di patriottico entusiasmo, non sia uno dei più singolari attributi dell’alta casta. Fu detto da una celebre scrittrice, essere della donna il regno dell’affetto. Regnate dunque, o pie^ sugli ospitali, sui patimenti di chi vi difende e sarete patriottiche, e sarete le madri dei veri figli d’Italia, Carità cristiana, carità di patria, carità umana spingono a soccorrere chi patisce, e più ancora chi soffre per sostenere i diritti di un popolo libero e grande. L’impassibilità perciò alle angoscio, alle pene, ai dolori inevitabili della guerra nostra d’indipendenza, se è inconcepibile dal lato politico, è criminosa dal lato del cuore, ingentilito da tutte le cure e soavezze di una educazione distinta. Noi non vogliamo qui rampognare alcuna donna di cospicuo lignaggio, che non desse ancora sentore coll’azione di essere tocca da un sentimento pietoso; vogliamo solo eccitarlo in tutte le Veneziane, affine che tutte fregino vieppiù del loro nome ed opera la Società soccorritrice, appunto in quella guisa che l’antica carità romana dissetava e sorreggeva l’estenuato guerrier combattente. La virtù spartana non può essere che una specialità di. tempi più feroci, più eroici, ma la modesta e sentita virtù della pietà, senza la vana pompa e il prestigio della gloria, e di una ambita singolare celebrità, è uno di que5 fregi che non possono andar disgiunti dalle saggie Matrone, che sono l’onore di epiesta eroica Venezia. Sì, le spartane pittavano sull’inimico i loro pargoli dalle mura, o adulti li aspettavano reduci dalla guerra o collo scudo o sullo scudo, ma le Veneziane più magnanime rinvigoriscono i prodi figli d’Italia malati e feriti, ne sollevano i lor patimenti, come s’addice alla donna, e alla pia donna dell’ e-vangelica civiltà. Che se la malignità di qualche ozioso baccalare offese colla calunnia questa pia Società, se (chi il crederebbe!) altri ora in posto end-