54 diere di Sua Maestà, le venne risposto avere il re dato ordini che non riceverebbe fino alle otto del mattino; si dirigesse la deputazione dal generale Bava. La deputazione si portò immediatamente da lui ed, espostogli il motivo della sua missione, n’ebbe formale risposta, che il re aveva determinato di portarsi col suo esercito a difendere Milano, calcolandolo per altro sulla efficace cooperazione dei cittadini per la difesa della città. La deputazione disse al generale Bava di assicurare il re che i cittadini di Milano erano disposti alla difesa, e che sarebbesi il loro ardore rinfervorato se il prode esercito piemontese veniva a trincerarsi sotto le mura della città per difenderla: essersi già incominciate le opere di fortificazione nelle parti più facilmente attaccabili: sarebbersi assiduamente spinti i lavori per terminare al più presto. Si adoperarono allora per far procedere alacremente le fortificazioni di Milano tutti gl’ingegneri già richiamati dalla linea dcl-ì’Adda ornai superata dal nemico; e contemporaneamente si pubblicò un bando col quale, disdetta la chiamata della leva in massa sulla linea dell’ Adda , s’ ingiungeva a tutti di portarsi sopra Milano , come a Milano dovevano riunirsi il generale Zucchi ed il generale Garibaldi. In seguito poi alle assicurazioni date dal generale Bava, a nome del re , che sarebbe questi venuto con tutto il Suo esercito a difendere Milano , provvide il Comitato con ogni possa perchè le opere di difesa della città nelle parti deboli, fra porta Tenaglia e porta Vercellina, fossero ancora più energicamente condotte ; e mentre nei giorni antecedenti si era trovata qualche difficoltà ad avere numerose braccia per quei lavori, nei giorni 5 e 4 si ebbero migliaia di lavoratori che vennero allenati ad accorrervi anche colla promessa di uno stipendio presso che doppio della mercede ordinaria dei braccianti. Quando, a cura del Comitato di difesa, venne radunato, il giorno 5o luglio, il Consiglio di guerra, furono non soltanto determinate le fortificazioni della città, ma fu anche regolato lutto il servizio della difesa , dividendone il comando nei singoli circondari, e completando ogni centro di difesa di tutti i diversi suoi rami, artiglieria e genio, pom- Ìneri per l’estinzione degl’ incendii , ainbu-anze, munizioni, pubblica sicurezza e quan-t’altro poteva concorrere alla più efficace resistenza. Tutte le narrate disposizioni per la difesa della città venivano aceolte con favore dai cittadini, e quanto era lo sbigottimento momentaneo che produccva nei loro animi l’annuncio del continuo ritirarsi dell’esercito, altrettanto era 1’ entusiasmo che si ridestava all’appressarsi del pericolo e allo spettacolo della città per tali provvedimenti fieramente atteggiata a respingerlo. Fino dal giorno tre il popolo dimandava le barricate, ed anzi in qualche parte verso il Castello già si era dato mano ad erigerle. Sapeva il popolo quanto esse avessergli giovato nelle cinque giornate del Marzo, ed amava rinnovarle , desideroso di rinnovare con esse le glorie di quei giorni. Il Comitato di pubblica difesa , che pur avrebbe voluto immediatamente secondare il generoso slancio del popolo, non credette ordinare in quel giorno le barricate, e attendendo a coordinare la propria azione colle mosse dei capi militari, limitossi a farle costruire solo alle porte della eiltà, sebbene non avesse mancato di prendere le opportune disposizioni perchè, dietro il primo segnale, il popolo accorresse alla costruzione Ì3elle medesime. Disponeva che gl’ingegneri si dividessero fra loro i quartieri della città per sorvegliare e dirigere la formazione delle barricate in modo che carri e cannoni potessero liberamente percorrere le vie, sì che le barricate non fossero d’impedimento al-l’azione libera del servizio dei cannoni dalle mura all' interno e del trasporto dei viveri. Con un bando poi il Comitato avvisò i cittadini che la patria era in pericolo, c che il suono della campana a stormo delle chiese avrebbe annunciato che il momento era venuto per le barricate. Non aveva creduto il Comitato di farle erigere fino dal giorno tre, perchè, sull’opportunità della misura, non si erano per anco presi i concerti col commissario militare generale Olivieri, concerti necessari onde per avventura al piano di difesa della città, che fosse stato combinato per 1’ esercito, non controperassero le interne barricate. Dovendo qui il Comitato narrare un incidente seguito in concorso del detto generale Olivieri, è necessario, all’intelligenza del fatto, indicare quali funzioni esso sig. Olivieri fosse venuto ad esercitare in Milano. Negli ultimi giorni di luglio il generale Olivieri arrivò a Milano, crediamo coll’incarico del comando delle truppe in Lombardia, e fin d’allora fu detto che sarebbe stalo nominalo altro dei commissari reali che, in esecuzione della legge d’unione col Piemonte, avrebbero esercitato il potere esecutivo in Lombardia, a nome del ministero di Torino. Restò in Milano qualche giorno, cd essendosi offerto di partire per Torino a sollecitare da quel ministero, in nome del Governo provvisorio lombardo, l’invio dei diciotto battaglioni di riserva, che già si dicevano designati a rinforzare l’esercito, se ne partì per ricomparirvi ben tosto, e precisamente, se la nostra memoria è fedele, il due d’Agosto apportatore del dispaccio, col quale veniva annunciato