13Ü pienamente soddisfatto dell’ aver veduto come quelle in brevissimo spazio di tempo sieno di molto avanzate in meglio, tanto che S. E. ha ordinato che si facesse noto alle truppe qui stanziate, che di siffatto importante immegliamento tutto il merito e la lode venga data al suaccennato Comandante. Questo valoroso Ufficiale Veneto, già da’suoi primi anni educalo ad ottima scuola militare, poiché validamente ebbe inteso alla difesa del 1.° Circondario, chiamato non ha guari a comandare il 3.°, facilmente comprendeva tutta l’importanza politico-militare di quel baluardo della nostra indipendenza^ e senza porre tempo, in mezzo, dava opera a compiere le fortificazioni che colà si costruivano, ne faceva erigere molte di nuove, tracciandole con giudizioso accorgimento, chiudeva con ben inteso cammino coperto la comunicazione degli avamposti al Forte Bron-dolo, aggrandiva la piccola batteria di Sotto-Marina a tale di esser divenuta un ottimo trincierameuto a denti di sega, fortificava la testa di ponte della Madonna, e, che è più, lutto questo faceva in meno di quindici giorni. Soldati che militate per la difesa di questa nostra carissima Venezia, ammirate con vera gioja l’opera di questo nostro valentissimo Generale e caldissimo cittadino, la quale n’è cagione a bene sperare, anzi ad esser certi, ehe impossibile tornerà al vandalico nemico di superare questo fortissimo recinto dell’italiana libertà. Se siamo bene informali, il ministero di guerra ha destinato un ufficiale superiore ed un commissario di guerra, presso il quarlier generale dell’esercito francese dalle Alpi, incaricati di una missione speciale. Scrivono da Vercelli, in data dell’8 settembre, ore 11 antimeridiane: » Al solito rapporto presso S. E. il generale Olivieri (l’eroe di Giamberi), in presenza di numeroso stato maggiore lombardo, essendosi degnata la prefata S. E. di chiedere ad un ufficiale superiore quali fossero le novelle correnti, sulla risposta di quest’ultimo, cbe lettere allora giunte da Torino affermavano già esservi colà un amministratore generale dell’ armata francese, per le pratiche concernenti alle sussistenze, in caso che questa debba intervenire a sostegno della santa causa d’Italia, S. E., perdendo contegno e scoprendo l’intimo del suo cuore, proruppe: ... Oh! povero paese nostro! ... I Francesi ! ! » Ma, Eccellenza, rispondeva 1’ ufficiale supcriore lombardo, amerebbe ella meglio l’intervento degli Austriaci? « La scena fu così tronca; ma ora domandiamo noi: Pare ancora a S. E. che l’Italia, o meglio il Piemonte, possa fare da sé? Oh! povero nostro paese, dove, dopo un mese di tutto agio, non si seppe dagli Olivieri ed altri suoi colleghi organizzare le truppe lombarde, ma si lasciano Il Capo dello Stato Maggiore G. ULLOA. 49 Settembre. Torino li settembre.