206 » L’Italia intera è libera: un grido di angoscia vi chiamerebbe la » Francia, non per acquistare, ma per proteggere. « E l’assemblea accolse questo divisamente, con lunga approvazione. Due giorni dopo, nella stessa assemblea, il sig. d’Aragon così si esprimeva : » In Italia in questo momento grandi questioni si agitano. E impor-» tante che ciò che ivi accadde nel 1831, non si rinnovi, e che fin da » questo momento i popoli d’Italia sappiano in che e come e fino a qual » punto possono fare capitale dell’aiuto della Francia. Non può essere » qui intenzione di alcuno che l’aiuto della Francia sia promesso in li-» miti che non siano determinati per modo da impegnare una popola-» zione altrimente da quanto ella stessa vorrebbe forse impegnarsi se » sapesse fino a qual punto noi la sosterremmo. ■ Alla quale interpellazione degna di Catone si riservò Lamartine di rispondere in altro giorno, ma frattanto disse: L’Italia sia pure tranquilla. Ciò che avvenne nel 1831 non si rinnoverà nel 1848. Il che era quanto dire: L’Italia sarà liberata. E l’assemblea prorompeva in vivi applausi. Anche Bastide, nuovo ministro degli affari esterni, manifestò presso a poco queste intenzioni nel 45 maggio fra generali segni di approvazione. I Francesi, a udir lui, aspettavano coll’arma al braccio, di essere chiamati dall’Italia per assicurare insieme l’opera divina della emancipazione dei popoli. E in fatti un poderoso esercito francese erasi formato a piedi delle Alpi per aggiugnere, come fu detto nell’assemblea del 21 agosto, la potenza di un fatto all’autorità delle parole; e quell’esercito di valorosi ardeva, come ancor arde, di venire in soccorso de’suoi fratelli italiani, coi quali già ebbe un tempo comuni le leggi, le armi, i trionfi e le sventure. Disse ancor più Lamartine, fra gli applausi dell’assemblea, nel 23 maggio, conchiudendo: intervenga la Francia, o non abbia fortunatamente ad intervenire in Italia, l’Italia sarà libera, e le frontiere francesi assicurate. E fu dietro queste calde parole che l’assemblea, nel memorabile giorno successivo, approvò a voti unanimi la dichiarazione dell’affrancamento dell’Italia, e ingiunse al potere esecutivo di attenervisi nel suo contegno. Una volta ancora il ministro Bastide tenne questo linguaggio nella nazionale assemblea, e fu il 31 luglio. » L’Italia sa, egli disse, che noi applaudiamo senza gelosia i suc-» cessi d’una potenza liberatrice (il Piemonte), sempre pronti di assisterla » senza esitanza, quando per disgrazia quei successi si cangiassero in » rovesci, ed ella credesse di doverci chiamare. « Ma questo sinistro caso pur troppo si avverò; l’intervento francese fu da più parti d’Italia istantemente invocato; e la Francia, invece del promesso intervento, ci offrì una semplice mediazione, sostituendo così le parole ai fatti, i protocolli ai cannoni. Il peggio è poi che, non credendosi atta da sola ad ottenere l’intento (così disse nel 21 agosto Ca-vaignac dittatore) chiamò l’Inghilterra ad associarsi con essa in questa opera di pacificazione; VInghilterra che trovasi in condizioni dalle su»