438 nostre mure ricacciò i barbari 1’ 8 agosto. E quando Venezia , martire nobilissima della causa, ver noi protende con pietoso grillo Je braccia, come sapremmo noi non sentirci commossi, e non degnamente alla sua cara e desolata voce rispondere? V’invitano insieme, o signori, e le memorie onorevoli del passato, e la coscienza dell’avvenire, e la preghiera del Circolo, e l’altra preghiera dell’amor patrio e della generosità vostra. « Con profondo ossequio, ec. « Bologna, dalia residenza del Circolo Felsineo, il 49 ottobre 1848. rr.R la società’ Il presidente Avv. CLEMENTE TAVEGGI. La Commissione redattrice Luigi Rusconi - March. Gioachino Pepoli - Benedetto Osima relatore. » 26 Ottobre. ih CITTADINO DEMETRIO MIRCOVICII GLI EMIGRATI MIRATESI AI CONCITTADINI ITALIANI DI MIRANO. Diradaronsi le nubi che offuscavano il bel Sole d’Italia, egli ora splende di tutto il suo aurato chiarore, e nelle sue ombre scintillano argentee parole che dicono — l’ITALIA SARA’. E giunto quindi il dì d’innalzare il grido di gratitudine, a chi infiammava i cuori degli emigrati Miranesi, ed io interprete del sentire di tutti, mi laccio dovere a innalzarlo .... Se quella parte di popolo che puossi veramente chiamare ITALIANO, diede nel giorno della nostra redenzione, non dubbia pi ova dell’ amore, della riconoscenza che professava all* illustre cittadino DEMETRIO MIR-COVICI4, acclamandolo Presidente del Comitato Distrelluale, non altro faceva che distinguere un uomo di merito superiore, il quale garantiva 1‘entusiasmo patriottico attuale, col coraggioso patriottismo della vita passata. Quell’anima veramente ITALIANA assumeva infatti un tale incarico con quella soddisfazione scevra da principio ambizioso; ma unicamente animata dall’affelto che professava al paese .... EGLI consumava ie intere giornate al bene comune, e GIUDICE ma di pace, a pace conduceva le genti, e PRESIDE a tutto attendeva, nè aila sua mente nulla sfuggiva che alla causa nostra potesse giovare. E quant’EGLI si rendesse a voi caro, lo dimostrarono gli applausi, le ovazioni, le lesle con cui lo accoglievate sì spesso, e che nveano l’aspetto d'un continuo trionfo. Nel giorno funesto, per voi, egli si allontanava da voi, per trattare in libera terra la causa vostra, e per voi dimenticando di tutto, abbandonava al Vandalismo Austriaco perfino le proprie sostanze. — Tutto questo però fu un nulla per quell’anima grande: EGLI doveva nel dolore dell’emigrazione farsi maggiore la lode, rendersi più desiderato, indispensabile. Oh, come era bello il vedere in mezzo ad una corona di giovani