470 Narrare gli altri orrori di cui questi capi, baldanzosi della loro unione col Governo, si resero colpevoli, menerebbe a troppo lungo discorso; basti il dire eh’essi corruppero Io spirito pubblico, eh’essi pervertirono nel suo germe il principio delle libere istituzioni, la coscienza dei suffragi : insomma i Croati non fecero a gran pezza il danno, ch’essi commisero. In questo modo crebbero i mali umori tra guardia civica e popolo. Il governo, reputandosi appoggialo validamente ^ non pretermise modo alcuno di angheria sconosciuto perfino ai giorni più splendidi della presidenza del buon-governo. Le promesse libertà furono, e forse anche sono, un’amara ironia. Precipitiamo la narrazione. Noi non sappiamo se le leggi della Toscana concedano cacciare quando sia accolto, o respingere se si presenta dal nostro territorio , un Italiano al quale non possa rimproverarsi altro delitto, tranne quello di amare la patria. Se questa legge, che farebbe onore all’antica Tauride, sussiste, bisogna dire che ai tempi del potere assoluto fu trovata esorbitatile perchè di rado si attentarono applicarla, e che adesso , invece di proclamarla e invocarla , come vergognosissima la si dovrebbe abrogare. Che cosa avremo acquistalo noi se ogni Italiano non potesse considerare per patria la universa Italia? Si appressava alle nostre rive un sacerdote chiamato dalla sua patria di comporre dissidii, e confortare gli italiani petti alia causa della indipendenza italiana : chiedeva transito per le nostre terre, e gli era negato dalla autorità governativa. Vergognammo per loro , e non consentimmo che di tanta infamia andasse contaminato il paese : e però : si : — noi lo proclamiamo bene alto, perchè teniamo e terremo sempre questo fallo argomento di onore — noi andammo a prenderlo , noi V ospitammo fra noi ; noi gli usammo dolce violenza a confortarci della sua parola. 1 fabbricatori di concetti dicono che questo frate 11011 comprenda le grazie del dire, proceda scorretto anzi che no. Noi non sappiamo di questo : egli ci scalda il cuore, e per noi basta. Mentre riposava allo albergo giunse ordine ministeriale che gli concedeva transitare per la Toscana passando per Firenze verso la sua patri». Dunque non vi era male, godevamo in cuore nostro del decente consiglio, e ci apprestammo dargli una scorta di onore di dodici scelli fra li elettissimi nostri cittadini, ai quali confidammo una bandiera nazionale che togliemmo di chiesa. Riposato dal viaggio, partiva per Firenze; giunto a Signa fermavasi nel concetto di entrare a Firenze a sera, studiando per quanto gli era possibile passare inosservato e spedito, chè a Bologna assai gli premeva arriv are velocissimo, ed è da credersi, pensando da una parte alle strelle di Balogna e dall’altra allo amore ch’egli nutre ardentissimo per la di-iella patria sua. Mentre sedeva a mensa ospitale ; ecco carabinieri , dragoni e villici armali rompere cancelli, invadere la villa, assediare il palazzo in molto dura maniera, arrestare la gente, e imporre al frate entrasse in carrozza , e , accompagnalo dai carabinieri, quale un malfattore ei si fosse , deviasse per la via di Pisloia. La bandiera venne sequestrata e sigillata.