»=> 80 «issilo scadimento. E si sarebbe evitato e ritardato, se alle parole di quel gran cittadino morente avessero badato, colle quali raccomandava non eleggessero doge Francesco Foscari procuratore di san Marco, giovane irrequieto e superbo. Parole notabili, conservate da tutti i cronisti, pubblicate quando il padre e principe della storia italiana, Lodovico Muratori, stampava le vite dei dogi di Marino Sanudo. Notabili parole che soccorrono lo storico nello spiegare la procellosa vita del Foscari e gli avvenimenti del suo ducato. Noi non possiamo non ricordare la morte dello Scipione veneziano, Carlo Zen. Il quale ebbe tutti i gaudi e dolori del romano ; vittorie grandissime e condanna. Nel visitare gli archivi del Carrarese, si trovi) avere egli ricevuto da lui trecento ducati al tempo della guerra de’Veneziani contro a Visconti, quando al Carrarese fu restituita Padova. Non volle, o non seppo giustificare la colpa, e siccome si sapeva avere altre volle i signori di Carrara sedotto de’ nobili perche rivelassero i segreti dei consigli di Stato, ei fu condannato. Egli sopporti) la breve condanna ; rispettò in silenzio le leggi della patria ; trovò rifugio negli studi. Morto, ebbe funerali dal pubblico come fosse doge. E fu sepolto nella chiesa di santa Maria della Celestia ; non se ne sono potute trovare le ossa, per quante ricerche se ne facessero a’ nostri di, ne’ quali le memorie antiche sono rimesse in onore da per tutta Italia, e si vogliono rispettale le ossa dei trapassati illustri. Quello che il gran doge Mocenigo profetò, avvenne. Il Foscari fu doge, e tosto ebbe luogo la guerra. Non fu ducato più lungo e meno pacifico che quello del Foscari ; non fu epoca più sanguinosa della storia d’ Italia. Due repubbliche, un principato, nelle ire loro trascinarono la maggior parte del paese. Firenze distrusse la libertà di Pisa ; Venezia s’impadroni di Brescia, Bergamo, Crema ; Filippo Maria Visconti signoreggiava Genova. Fiorentini e Veneziani erano collegati insieme; i Veneziani lasciarono la difesa della libertà di Lucca ad un principe assoluto, il Visconti. Grandi uomini di guerra, Francesco Bussone da Carmagnola, Francesco Sforza, Nicolò Piccinino, Erasmo Gattamelata da Narni, Bartolommeo Colleoni da Bergamo