314 volte della Lombardia stessa. E di tale silenzio della stampa l'accorto maresciallo Radetzky approfittò bene al cospetto de’deputali dell’Assem-blea di Francoforte, per influire sull’animo dei Tedeschi a danno del popolo del Lombardo-Veneto; dappoiché cosi si esprime, in data 21 settembre, da Milano: «Antica è l’influenza germanica sulla Lombardia: sempre fu questa un feudo dell’impero germanico, e come tale ella passò alla casa imperiale dell’Austria. 11 voler cedere la nostra influenza su questo paese non solo sarebbe un tradimento verso l’Austria, ma verso tutta la Germania. » Ma non parlò Radetzky della Venezia, perchè Venezia, non fu mai feudo dell’impero germanico; quella Venezia a cui l’imperatore invece dovea chieder permesso per andare nel suo feudo della Lombardia. È facile vedere che, latta giustizia una volta alla Venezia, sarebbe colie nuove iilee impossibile all’Austria conservare il dominio della Lombardia, e sarebbe un gran tornaconto per essa accettare un compenso. Sarebbe il caso identico di un possidente che ha un pezzo di terra circondalo dal campo altrui. 10 non intendo di fissare le norme sulla politica, che deve seguire il governo ; ma mi sia permesso di render ragione dei motivi principali, per coi, nel primo mio discorso, ho creduto di rimproverare la stampa di non aver risposto all'alto suo ufficio, la quale avrebbe, a mio credere, dovuto propugnare la causa nostra sotto tutti gli aspetti. E venendo poi a parlare del 1.° punto, dell’ordine del giorno, io ritengo che non sia il caso di nominare un apposito Gomitato per la trattazione delle condizioni politiche, e che invece anche questa parte governativa sia affidata al governo, il quale potrà sempre valersi nel Consiglio di quelle specialità, che il paese potesse offrire di uomini amanti della causa nostra e conoscitori delle presenti difficoltà, c di quelle maggiori che si possono incontrare nelle internazionali comunicazioni; riservato a questa o ad altra Assemblea, se cosi fosse il pensiero del paese, il versare sulle finali conclusioni, che potessero decidere della sua sorte. 11 deputalo liellinato dice che il deputato Malfatti ha aperto una discussione politica. Egli confessa di non intendersi molto di politica; ma ogni rappresentante del popolo ha diritto e dovere di manifestare le sue idee, perchè, se vere, possono giovare alla patria, se erronee, vengano, lenificate ed il vero ne risalti. Parlerà della condizione politica di Venezia. Essa raccolse il vessillo della libertà e lo collocò sui forti, dove non perirà; olia ha dovere di conservarsi per l’Italia, ma anche perchè madre di tanti generosi figli, che sparsero il loro sangue e fecero inuditi sacri-fizii alla causa comune. Deve occuparsi della sua conservazione, trattando simultaneamente gl’interessi dei fratelli lombardo-veneti. Ma però conviene rimanere nei limiti del possibile : che colla poesia nè si fondano, nè si governano gli stati. Prove del nostro amore le demmo ai nostri fratelli coll’ospitalità nostra, e nello stesso luglio Venezia seppe sacrificare sè stessa per non separare la propria dalla causa comune. Non può essere quindi tacciata di municipale. Ma la propria conservazione non deve essere a questo sentimento sacrificata. — Venendo al Comitato, ci conviene col Malfatti che, s’esso ha un potere deliberativo, distrugge la dittatura; se è