282 stradale, che contìnuamente rigurgita di orde di barbari, che si mandano ad invadere l’Italia, fosse pi» di un silaggio nella condizione di cotesto, non so se sarebbe riuscita e riuscirebbe così agevole la loro intrapresa. Ma essi hanno saputo risparmiare con calcolo — e son opera di questo calcolo iniquo le tante bugie di cui ogni giorno ci pascono, tenendoci divisi dal resto d’Italia, seminando scissure e zizzania tra noi, abbeverandoci ora d’ogni sorta di scherni e d’atroci ingiustizie, ora blandendoci con ¡stupide ed invereconde promesse. Siamo come sepolti \ ivi ! nulla di preciso ci ghigne, e la sua lettera mi ha recato non poca sorpresa, come mi pare impossibile che le giunga questa mia. Intanto c’introna l’orecchio l’infame eannone illirico, che celebra le loro vittorie e va distruggendo ogni giorno più nei nostri cuori la speranza. — Non so a quale scopo, ma certo essi mantengono agenti secreti, anche tra il popolo di costà (Firenze), perchè un tale^ che al momento dell’invasione di Nugent non si è vergognato di pubblicamente rallegrarsi, e la cui madre, mercè di 1111 suo salvacondotto, corre libera ogni qual tratto a Trieste a cercare notizie e denari, dopo essere stalo insieme con le truppe a Treviso, a Vicenza, in Lombardia, ora scrive da Firenze. » Si legge nel Risorgimento del 27: » Noi siamo posti ora a tal passo, che dobbiamo scegliere tra una morte infallibile d'inedia, o tentare con un ultimo sforzo di salvar l’onore, riguadagnar il perduto, emetter la nostra rovina a prezzo della pace d’Europa. Ma noi siamo, dirassi, sotto il peso di una mediazione o invocata, 0 imposta, e romper guerra sarebbe tradire la parola data : or bene ! se andiamo avanti di questo passo, quando sarà il caso di applicare il rimedio, l’ammalato sarà morto, poiché, è inutile il tacerlo, allo scredito finanziario, alla miseria privata, alla disorganizzazione amministrativa e militare, alla rovina di ogni elemento governativo, all’ anarchia la più esosa e indegna, ci conduce la pace armata. » Nè io perciò consiglierei di romper guerra, di denunziare le osti- allo scader dei primi otto giorni, ma di preliggere alle alte nostre mediaiU'.ici un termine di assolute e precise spiegazioni, di chiare e irremovibili basi, proclamando altamente clic se, passato tal termine, non si (¿irà luogo alla proposta, 0 saranno esse basi tali che un governo italiano pop possa in faccia all’Europa accettar come onorevoli_, si farà un solenne appello alla nazione ed a’suoi rappresentanti nelle Camere legislative, onde essa abbia a pronunziare sui suoi destini.. E rotto Farnii-§ti^io, ciascuno provveder;! per sè. p Rad? Non hanno forse i Tedeschi rotti i patti dell’armistizio con imposizioni di guerra, con occupazioni improvvise, coll’invitare il Borbone, e riporre sul trono il duca di Modena ? Sarebbe, dirassi, un comprometterci ad ogni istante forzar i Tedeschi a varcar i nostri confini; sarà, diciamo iioi, quel che sarà : sempre meglio che morire di una vergognosa inedia, ed in ogni estremo la nazione dirà l'ultima sua parola, 0 guerra, 0 pace. La politica non è una scienza trascendentale; la logica, il buon senso