160 /domandano ancora una parola, un indirizzo che li rimetta sulla via d’onde un’affrettata e mal posta fede gli aveva distornati. All’ombra delf armistizio Salasco, col continuo balocco d’un ministero piemontese che la reazione muta e riunita a suo talento, i poteri d’Italia si assicurano della vittoria, Gli stati Pontilìcii non bau fede alcuna nel principe che li governa, Toscana vede ringrandili i moti di Livorno, calunniati i liberi intendimenti de’migliori cittadini, ed aizzarsi fitta contro città, pelli contro petti a difendere V ordine, Quattro a cinque mille guardie civiche toscane correvano su Livorno come sovra terra nimica, a combattere fratelli che chiedevano si chiarissero le cose italiane, e che l’ipocrisia politica cessasse di raggirare Italia! La Sicilia che prima inaugurava ¡1 santo vessillo, e che indomita pugnava per la libertà, prova pure le conseguenze dell’errore comune. Imperocché mentre Italia insorta teneva paurosa i suoi principi, il Borbone non aveva virtù difenderla. Ma smessa appena la santissima lotta, adagiatasi la Lombardia sull’irto origliere delle sue croci, le vittorie austriache venner dietro all’improvvido alto, le vittorie de’principi ne furono naturai conseguenza. Messina è un cumulo di macerie e sovra esse passeggia gigante il disinganno, Eppure la Sicilia eleggeva a suo re un duca di Genova, Ma privilegiata da Dio per forza d’elementi, Venezia tenne fermo, e non andò travolta nella universale sciagura. Venezia che ridestava le sue venerande tradizioni il giorno in cui fugava lo straniero, Venezia rimane ancora armato santuario della idea italiana, punto in cui s’accentrano con opere e pensieri quanto v’ha di veramente libero in Italia. Venezia è lo scoglio ove ancora vengono a frangersi le sottili previsioni dinastiche, e contro essa per l’appunto l’Europa congiurata farà l’estrema prova. Ma poi che frugare nelle ceneri ancora fumanti potrebbe rinnovare l'incendio, la diplomazia europea s’ingegnerà di condurre le faccende per modo da dare a Venezia il nome senza la cosa, una infeconda libertà fatta di solitudine. Sommessa di necessità al capriccio di chi si avrà la terraferma, Venezia sarà cuore, cervello senza membra obbedienti, e la libertà che or fa quattordici secoli, riparava nelle sue lagune e si ritemprava ad altissimi falli, tornerà in essa prigioniera a scontare la colpa delle antiche glorie, a pagare quella delle presenti aspirazioni, Queste a un dipresso sono le speranze o gì’intendimenti delle pò» lenze reazionarie, intendimenti che Venezia può mandare a vuoto ov’essa vegga e consideri rettamente la sua condizione, Essa dovrebbe pel suo vero utile fare appunto il contrario di quanto si vorrà imporle, Allargare la quislione della sua libertà, unirvi quella d’Italia che in essa ha ora una malleveria di ciò che può fare con risoluto atteggiamento; chiamare intorno a sé col diritto che dà la comunanza delle battiture patite, l;1 solidarietà degli obblighi patrii, tutte le provincie oppresse ma non obbedienti, occupate ma non vinte; protestare contro ogni riparto di paese che offendesse il suo avvenire; aiutare con la fermezza del volere gl' altri Siali d’Italia che in lei solamente guardano, che lei solamente salutano come iniziatrice dell’idea democratica, come simbolo protestante contro la macchinazione de’ gabinetti, e i ratificati tradimenti de’ protocolli; raccogliere tutte le forze operose della nazione ed ordinarle ad in-