il nemico. Certamente, se il ministero, nell* intervallo trascorso dal laiste armistizio sino a questo giorno, avesse fatto quanto era in lui, e si fosse valso di tutti quei mezzi anche straordinarii di'erano in suo potere, per riordinare moralmente e materialmente l’esercito, noi non potremmo rimanere incerti su questo punto, noi dovremmo essere tranquillissimi, prin-> cipalmente perché ora si troverebbe a fronte di un nemico, che ha nel suo seno il germe della discordia e 1‘ elemento della dissoluzione, di un nemico perciò, di cui deve essere facilissima la sconfitta* Sia il ministro stesso della guerra non ha voluto chiaramente spie-* rsi su questo particolare : si attenne a generiche dichiarazioni* che, se non tolgono le nostre speranze, non distruggono nemmeno ogni timore^ Io perciò non oserei, senza prima raccogliere nozioni maggiori e più tranquillanti, non oserei assumermi una sì grave rispousabilità e dichiarare che debba immediatamente la guerra proseguire^ llensì credo di poter affermare, ed affermo; che se l’esercito si trovasse veramente, come credo e spero eh’ egli sia, in una condizione da j>oter riprender le armi e rinnovare il combattimento, questo sarebbe il momento più propizio, e non converrebbe indugiare più oltre. È il moj mento più propizio, perché l’Austria, mentre si distrugge da sé colle sue lotte interne, mentre si sfascia per la guerra fra i popoli stessi che le erano soggetti; certo non può efficacemente pensare all’Italia, né opporre una valida resistenza a chi voglia veramente combattere per la di lei indipendenza. Io non ripeterò, perchè sarebbe inutile, i riflessi che furono sii ciò svolti con tanta facondia dagli oratori che mi precedettero. Dico solo che mal si cerca da qualcuno di ricusare questa opportunità colla speranza che in progresso se ne possa offrire un’altra più favorevole. Come fu già da altri saggiamente osservalo, é stoltezza lasciare il certo per l’ineertos se sappiamo che oggi si può combattere con ¡speranza di felice risulta-' mento, non dobbiamo aspettare domani, perchè, quando pure fosse vero che le circostanze si volgano sempre più in meglio, potrebbe anche essere che volgessero in peggio, e così 1! istante favorevole ci sfuggisse. Dirò del pari che io non confido gran fatto sul fraterno progresso del meglio per noi; perché, se la lotta da cui sono agitati i popoli sottoposti all’Austria è una lotta di razze, come affermava uno degli ora-* tori che sosteneva un’ opinione alla mia contraria, c’è anzi a temere clic, quando più a lungo s’indugi, sia per ordinarsi intanto l’impero slavo; e se ciò seguisse prima che da noi si ritorni alla riscossa, il pericolo per l’Italia si farebbe senza dubbio più grande, più incerta la vittoria. Noi però dobbiamo arrestarci a riconoscere in termini generici que-1 si’opportunità ; non possiamo procedere più oltre; non possiamo dire, clic le ostilità debbono essere riprese piuttosto in un giorno che in un altro, perchè ci mancano quelle altre nozioni di cui ho prima discorso. Sono quindi d’avviso che convenga astenersi dal dare per ora un giudizio su ciò; che facci» mestieri procurarci invece schiarimenti maggiori, avvertendo però che il ricominciamento della guerra potrebbe essere nelle attuali contingenze opportuno tostoclrè sia la mediazione cessata. L’ oratore passa quindi a discorrere del voto di approvazione e di