432 desiderio nostro, e obbedendo generosi alle necessità delle attuali slrin-genze, non vi tenete più oltre lontani da un luogo dove il bene d’Italia reclama la vostra opera, il vostro cuore. ITALIANI TUTTI, avete un diritto, avete un debito di sedere Ira noi: il diritto di nostri fratelli, il debito di veri Italiani. I)a Venezia l’Italia attende grandi cose in questi solenni momenti : da questo centro deve rivivere il fuoco dell’insurrezione, di qua ripetersi il grido di csler-minio e di morte: dobbiamo noi vendicare l’affanno dei nostri fratelli, la libertà della Patria, l’onore d’Italia: avete dunque debito e diritto (li dividere Con noi le fatiche e la gloria d’una tanta missione. Dal Circolo Italiano in Venezia, 23 ottobre 'lS-iS. Il Comitato Direttore Alessakdri — Da-Camih — Giuriati — Mihotto — Vare. Dicono che il luogo dove si scrive, o dove si legge, influisca sulle idee che si presentano al nostro cervello. Certo che questa mattina io ho prov ato ad evidenza una tale verità. Sono uscita di casa con in lasca alcuni logli dell’Osservatore Triestini); vecchie notizie, come possono giu-gnere presentemente a noi, povera gente di campagna, e, nell’intenzione di far loro una passata, mi sono seduta tra le recenti rovine del villaggio di Jalmico. Leggere i dibattimenti della Costituente di Vienna sull’indirizzo da offerirsi all’armata vittoriosa dell’Italia, qui tra questi mucchi di sassi e di macerie annerite dal fuoco, qui fra cinquecento abitanti ridotti alla più sanguinosa povertà, che vedono avvicinarsi l’inverno senza avere nè un tetto che li ripari, nè un vestito che li copra, nè un letto dove stendere le membra affaticate, dava in vero nella mia mente uno strano risalto alle parole patriottiche di quei deputali, che hanno proposto di rimeritare con un volo di riconoscenza del Parlamento, con un voto che al dire di Fùsler è il premio più grande che possa dare una civile societàj gli autori di queste orribili stragi. — lo non ho passalo il 'ragliamento, non ho portato i miei passi fuori del circondario di cinque o sci miglia; non vedo che la prima orma stampala sul suolo italiano da quc,sto esercito, che è andato sempre innanzi con un crescendo spaventoso sino a Milano, sino alla frontiera elvetica. Il gemito di quattro milioni d’abitanti, conculcati dalla forza brutale, è giunto fino a quest’ultimo lembo del Friuli e si mesce potentemente alle nostre lagrime. La verità di ciò che ci sta sotto gli occhi può bene farci credere anche quei falli, di cui non fummo tcstimonii; ma io non voglio parlare di ciò, che pur potrebbe essere in qualche modo esageralo. Fra le sventure della mia pairia, questo sono le. minime; il Friuli non ha patito nemmeno la centesima parte di ciò che hau patito Treviso, Vicenza, Milano; parlerò di questa centesima parte. Qui era un villaggio, abitato quasi esclusiva- 26 0 tobre. NON UNA SILLABA OLTRE IL VERO.