253 tenui offerte e ili risparmi generosi, dove il popolo è sì nobil parte della nazione, non sarà certamente disprezzata la proposta del raccorre in una cassetta alla porla delle chiese l’elemosina per la libertà dì Venezia. Venezia non è conosciuta in quello che da più di sei mesi lece e patì per l’onore d’Italia tutta. Voi che l’amate, dite ai Toscani, dite agli Italiani, com’eli’abbia prima di tutte dato l’esempio della resistenza legale alle voglie degl’ingiusti; com’eli’abbia difese anche coi proprii figli le sue fortezze e le acque dagli assalti nemici; come i suoi abbiano nelle sortite avuto sempre il vantaggio : come il suo popolo abbia con gioia offerte alla patria le cose di pregio che si conservano tra le pareti domestiche per memoria sacra; come i decreti del suo governo abbiano dimostrato di rispettare la libertà religiosa e gli atti di quella, la libertà dello stampare, dell’associarsi, del vivere civilmente; come il senso di questa grande e difficile parola sia stato inteso da uomini, che da secoli ne parevano ignari; come la lor gioia stessa ne’dì più lieti non si sia sfogata in feste puerili, in iattanze pazze, in improperii tracotanti; come Venezia abbia risposto con latti alle calunnie, con ragioni agli oltraggi, col silenzio agli scherni; come si sia deliberata di rimanere sola al pericolo, dopo dato all’Italia saggio doloroso del suo amore alia grande unità; come, nel cadere delle altre città, levandosi ella più allo, abbia chiamata a sè la riverenza di quante anime generose ha l’Europa. La soccorrano gl’italiani dunque insin che n’è tempo. Che se Venezia, per manco di danaro, cadesse, comune a tutta Italia sarebbe la vergogna e il rimorso. Parigi, 20 settembre 1848. Il decreto del maresciallo Radetzky, che respinge dalla Lombardia gli Svizzeri del Cantone Ticino, è una nuova e manifesta violazione al diritto delie genti; in altri termini, considerato l’alto in tutta la sua pienezza, e nelle comunicazioni che rompe al commercio e all’industria, è un’ ingiusta e violenta dichiarazione di guerra. Noi, in precedenti articoli, abbiamo dimostrato qual è la scaltra e perversa politica, che domina il pensiero dell’Austria nel governare gli stati, che ha posseduto colla forza. Ma questo è un fatto al di là della sfera interna d’ogni politica; è un fatto che trascende i limili imposti a qualunque governo, e mette la Svizzera nel dovere di chiederne, pei suoi interessi e per l’onor suo, pronta e solenne riparazione. La Svizzera costituisce un popolo libero, retto con leggi democratiche, indipendenti, e sue proprie. Ella in ciò non è diversa affatlo nò dall’Inghilterra, uè dalla Francia^ che aprono un ricovero umano a tutti gli esuli politici, e proclamano il rispetto a tutte le opinioni, a tutti i principii, a tutte le libertà delle genti. Ella dunque poteva e doveva, in forza dei suoi statuti, accogliere ed ospitare i rifuggiti lombardi, e concedere alla sventura quell’asilo, che nei casi estremi abbiam veduto sovente non negarsi nemmeno dai governi dispotici. Con tuttociò, ella il fece colla più cauta e riservata moderazione, in modo forse che gli alteri repubblicani di quelle montagne non ebbero a ritrovarvi il carattere e la dignità imponente della repubblica. Il fece, disarmando i corpi franchi e i volontarii sbandati, rendendo impossibile