454 e sa clic non è supcriore di ottomila uomini, di cui tremila pronti a battersi, e gli altri cinquemila a chiacchierare .... La voce dimessa ed indistinta dell’oratore non ci permise di raccogliere più distintamente questo singolarissimo discorso, a cui, sul finire, dai banchi ministeriali si davano segni di ilare approvazione. Valerio sale alla tribuna. — Signori, montando a questa tribuna, è mio intendimento di far risalire la questione al punto dov’era stata collocata in sul principio della seduta cl’ieri dal giovine ed austero mio amico, deputato Bulla. Nella via politica, in cui siamo da fresco iniziati, non è lieve dolore quello di dover combattere come uomini di stato coloro, cui da anni stringevasi la mano di amico. Però, se v’ha un conforto, egli è questo, che la questione che ci occupa è così alta, così importante, che sorvola ad ogni personale riguardo : perchè, dove si agita l’interesse di un popolo, dove si tratta dell’essere e del non essere di una nazione, gl’individui scompaiono. E dell’essere e del non essere della nazione italiana trattasi oggi; trattasi di cogliere il momento che la fortuna, che Iddio presenta per la seconda volta a questa desolata regina delle nazioni, acciocché sorga dal sepolcro, in cui colpe non sempre sue l’hanno da secoli gettata. E che questo momento sia giunto, può riro-carlo in dubbio il ministero, come fece testé il ministro degli affari e-sterni : ma chi non ha gli occhi ottenebrati dal velo della diplomazia, chi ha gli orecchi avvezzi a giudicare la grande voce de’popoli, non lo niegherà certamente. Tre popoli innalzano ora il grido solenne della loro collera. Tre grandi popoli! Il Viennese, il Magiaro, il Lombardo, già oppressi dalla stessa catena, si alzano pronti a stringere la santa alleanza di uomini liberi. Il momento della risurrezione dell’Italia è giunto: io ne ho profondo convincimento: conviene afferrarlo; il Viennese, il Magiaro, il Lombardo scuotono ad un tempo la stessa esosa tirannide. La nostra spada, posta nella bilancia, la farà traboccare in favore della libertà. 11 ministro Pinelli ed il ministro degli affari esterni accennavano testé al timore che i Magiari si riunissero di nuovo sotto l’antico stendardo giallo e nero, stringessero le loro (ile, ed anziché continuare il loro com-batUmento, uniti insieme, si spingessero contro l’italiana indipendenza. Io penso altrimenti: io, che conosco questi popoli, porto, profondo con-vincimento che essi non possono più sopportare quella tirannide. Un deputato, che siede sui banchi rimpetto a questa tribuna, diceva ieri che Slavi e Magiari rappresentano una famiglia, la quale, caduta in un dissidio, sì riunisce di nuovo per versarsi contro il nemico esterno; no, l’Ungherese non è un amico dello stendardo giallo e nero, l’Ungherese non è di quella famiglia; la nobile nazione magiara ha piegato il collo sotto all’esosa tirannide austriaca, ma protestando sempre coll’insurrezione: aprite le pagine della storia, e vedrete ciascuna dì esse tinta del più nobile sangue degli Ungheresi, caduti sotto la mannaia del carnefice austriaco. Non trascorsero mai nella storia dell’ Ungheria 50 anni, senza clic uno stendardo di libertà e di rivoluzione non sia stato alzato per cadere e rialzarsi. Ricordatevi della insurrezione dei Rackosky, dei Teckeli, dei Frangipani, dei W’esseleny, ed allora non potrete credere che quei popoli