oblio totale -del passato per i compromessi in questa guerra, facoltà a qualunque cittadino ili partire insieme all’armata. A queste proposizioni Radetzky risposo: clic accettava la ritirata dell’esercito al di là del Ticino, avrebbe risparmiala la città, avrebbe avuto, per ciò che slava in lui, quanto al passato, i riguardi voluti dall’equità; clic voleva la consegna di porta Romana per essere occupala militarmente; accordava la soitita dei cittadini colle truppe del re per tutta la giornata fino alle sei pomeridiane di quello stesso giorno. La capitolazione venne presentata dai generali Olivieri e Bava coll’ aspetto di un Fatto compiuto, ed al certo lo era. I generali non nc facevano mistero, solennemente protestavano che l’armata sarebbe partita, e già se ne era dato 1’ ordine. Parlò Olivieri della determinazione presa dal re di proporre accordi a Radetzky: delermiuazionc suggerita da imperiose necessità; c poiché le condizioni da lui offerte erano state in massima accettate, non esservi più altro a dire. Sì voleva aver 1’ aria d’ interpellare il Comitato di difesa, la Guardia nazionale e il Gorpo municipale per dividere la responsabilità di un atto umiliante, ma era troppo evidentemente codesto un ar.-tifizio postumo e meschino. La capitolazione era un fatto consumato. Si parlò anche dell’ intervento francese, ma alcuno dello Stato Maggiore del re rispose che, quand’ anche lo si fosse ottenuto, questo non poteva portarci aiuto prima di venti giorni. Il generale Zucchi disse pur troppo non mtersi la città difendere per sé stessa senza esercito: ma essere troppo breve il periodo lasciato ai cittadini per seguirlo : doversi pregare il re d’interporsi presso Radetzky onde otlenere su questo punto una più larga con* cessione. L’avvocato Restelli soggiunse che, come membro del Comitato di difesa, credeva suo dovere di fare qualche osservazione intorno alle cose esposte dal generale Olivieri, e in tianzi tutto di fissare la posizione del Comitato nei rapporti di una capitolazione che già fosse stipulata o si volesse stipulile. Rilevare il Comitato di pubblica dilesa i suoi poteri dal Governo provvisorio, e però aver cessato legalmente di esistere col cessare del Governo stesso : che se i Commissari reali, nell’ assumere i poteri, in relazione alle leggi d’unione della Lombardia col Piemonte, vollero che il Comitato continuasse di fatto nelle sue funzioni, e se anco cosi volle il re, tutto questo non dava al Gomitato un potere deliberante : come tale infatli non essere stato chiamato : declinare quindi il Comitato qualunque responsabilità per qualsiasi accordo che avesse il re stipulato col nemico. Ma dimandato del proprio parere, il Comitato, astenendosi dal commentare il grave motivo, accennato dal generale Olivieri, della mancanza di munizioni e dell’ intercettato parco d artiglieria (che non si sapeva spiegare come non fossero coll* esercito nel luogo dove dovevano essere adoperate ) osservava : non esser veri gli altri fotti allegati della mancanza di viveri per 1’ esercito e per i cittadini , e la mancanza di denaro. Non essere vera la mancanza di viveri perché v’ erano farine già apprestate per otto giorni: — non essere vera la mancanza di denaro, perchè, quantunque in cassa vi fossero poco più di 100,000 franchi, già il Comitato aveva provveduto perchè in quello stesso giorno e nel successivo fossero riscossi i quattro milioni per la prima rata del prestito forzoso toccato a Milano : ed essersi poi anche pensato, siccome a rimedio eslremo, all’espediente della carta monetata. Non negando del resto l’asserita mancanza di munizioni per l’esercito, assicurava che però la città ne era a sovrabbondanza provvista. Questo , quanto ai motivi. Quanto alla massima , 1 avvoc. Restelli dichiarò, come un membro del Gomitalo di pubblica difesa, come cittadino e come italiano , dì protestare , come protestò, contro quell’ignominioso patto: che quantunque l’esercito piemontese, ritirandosi al di là del Ticino , abbandonasse la città a sè stessa , questa doveva difendersi fino all’estremo: essere la popolazione disperatamente disposta alla difesa come se ne aveva avuto una prova nell’entusiasmo mirabile dimostrato nella formazione delle barricate , e nell’ accorrere festosa all’ armi nel giorno antecedente e durante la notte, anelando che il nemico attaccasse : dover essere codesto entusiasmo secondato e non paralizzato turpemente da una umiliante capitolazione : che se la città era destinata a soccombere, sarebbe caduta salvando almeno 1’ onore, che invece da quella capitolazione era vilmente compromesso. L’ altro membro del Comitato, dott. Pietro Maestri, dichiarò di associarsi alle osservazioni e proteste del collega Restelli, e contro alcune parole del podestà Paolo Bassi, che insinuava doversi risparmiare la città dall’ira nemica, soggiungeva non avere il Corpo municipale il diritto di rappresentare in questo argomento l’opinione pubblica dei cittadini, che del resto troppo manifestamente si era dimostrata propensa per la difesa. Alla protesta dell’ avv. pestelli si associarono con maggiore energia, fra ì capitani della Guardia nazionale, il sig. Enrico Besana ed il dottore Paolo Bonetli. Convennero tutti i presenti intorno al fatto della inconcussa determinazione dei cittadini alla resistenza, fatto riconosciuto dagli stessi generali piemontesi. Pure nella supposizione, non mai contradetta da questi, che la capitolazione dovesse già ritenersi un fatto compiuto, il discorso continuò soltanto per parte