269 corra nelle liti ai tribunali. Si faccia tutto per via di arbitri. Austriaci ed Austriacanti si fuggano come appestati. Iscrizioni sui muri di città e dei villaggi; scritti sulle porte delle chiese; in campagna sui capitelli e fino sugli alberi. Di notte in campagna fucilate, grida, e suonar di campane improvviso, all’arme continuo. Sia costretto così il nemico a distrarre le sue forze anche nei villaggi dove si potranno assaltare con vantaggio a tempo opportuno. Viaggiare di continuo per tutti i versi le Provincie per tenerli sempre in sospetto di tutti, di tutto. Gli avvisi, le notizie, le comunicazioni si facciano trasmettere di villaggio in villaggio come una catena. Tutti diramino in carattere contraffatto brevi scritti. Nelle città e ne’ paesi dove non è ancora istituito il Comitato secreto, lo si faccia immediatamente ; e si metta in comunicazione col principale della Provincia e col centrale. Si raduni il popolo tutte le sere nelle chiese a pregare, perchè Dio ci liberi dalle nostre disgrazie. I soprusi e le birbonate austriache si raccolgano e si documentino con precisione, si scrivano, si diffondano, e se ne mandi notizia ai giornali stranieri. Chi può susciti imbarazzi al nemico in casa sua. Falci, forche, zappe, coltelli, tutto tutto sìa in pronto e si adoperi. Si facciano saltare in aria 1« polveriere, le caserme si brucino, si persuada con fatti tremendi e continui, che questo suolo divorerà il nemico scegli non ci distrugge tutti. Finalmente ricordarsi, che gli Austriaci non sono che vili ¡strumenti del dispotismo, che sicari venduti ad un lladetzky e compagni, e che mentre manomettono l’Italia, sono fratricidi nella loro Patria dove si combatte per la stessa causa. È cosa santa estirpare dalla terra mostri di tal natura. L’arena del teatro diurno di Genova il 30 settembre si schiuse ad un trattenimento straordinario, il cui vantaggio era destinato all’eroica Venezia. La valorosa compagnia reale che agisce con tanto plauso al nostro maggior teatro, presentava l’opera sua al nobile scopo, ed esponeva una commediola ben accetta dal pubblico. I bravi poeti Fusinato e Za-gnoni declamavano gagliardissimi versi; una gioyine danzatrice ballava la Gitana, e un buon numero di popolani genovesi eseguiva il ballo assai noto fra noi: la Moresca. Questa danza popolare, che ben s’addice ai tempi presenti, fu eseguita con ardore, con energia, con quell’entusiasmo, che tanto distingue la nostra gente del popolo. Noi tributiamo sinceri encomii a tutti quei generosi, che diedero in questa solenne occasione novelle prove del loro valore e le offersero q 7 Ottobre. Genova 4.° Ottobre.