«=3* 265 *&- Le vergini insino al termine del secolo XV, cioè sino all' anno 1487, sebbene avessero il titolo di canonichesse e fossero rette da abbadesse o prioresse, pur tuttavia non aveano nè voti solenni, nè si velavano, nè osservavano clausura, anzi liberamente poteano uscire di monastero e maritarsi. Il patriarca Antonio Contarmi pose rimedio a questo disordine. Le prescrizioni dei pontefici, gli ortiini dei nostri patriarchi, in unione anche all’ invocato braccio secolare, giunsero ad estirpare altro disordine non meno grave, quello cioè dei conventi, nei quali abitavano frati e monache. Non potendoci allungare su questo argomento, nè enumerar tutti gli istituti qui accolli, nè trattare di altri punti riferibili al monachiSmo ed alle sue vicende in Venezia, come quelli che perten-gono alla storia civile, così ci limiteremo a conchiudere osservando, che la saggezza veneziana seppe valutare convenienlemente il bene, che può venire allo Stato dalle corporazioni religiose, e che, prescindendo dai casi di eccezione, dipendenti da speciali circostanze, e dagli ultimi anni della repubblica, in cui la cattiva merce delle dottrine forestiere si cominciò a mescolare al buon seme, le leggi veneziane, benché improntale del principio alquanto severamente applicato di gelosamente custodire, ad esclusione di qualunque autorità anche veneranda, il sacro deposito della sovranità, non erano ostili al monachiSmo, e molte volte ad altro non tendevano che alla tutela dei corpi stessi religiosi. L’ origine delle nove congregazioni in Venezia è antichissima; perocché quei primi sacerdoti, i quali qui si trovavano, stimarono conveniente l’informare il popolo non solo colle parole, ma molto più coll’ esempio ; e quindi istituirono alcune unioni di sacerdoti e di cherici, il cui scopo fosse di suffragare piamente le anime dei defunti, e con pubbliche preghiere ora nell’una ora nell’altra chiesa infiammare il popolo alla pietà. La più antica delle nove congregazioni è quella di sant’Angelo, ma la data precisa non si conosce, perchè l’archivio di essa si abbruciò. Quella di Santa Maria Mater Domini, che è la seconda, vol. i. 34