301 Il deputato Malfalli legge il seguente discorso: Onorevoli deputati! Noi abbiamo in questa sala col 13 agosto proclamato un governo dittatoriale j affidandolo a tali individui; il cui passato era una malleveria che le libere franchigie non sarebbero tolte, ad eccezione di quei casi estremi, in cui, per la tutela pubblica, liauno i governi i più liberali dei dolorosi doveri da adempiere. Da quel giorno, il paese non si accorse della instituita dittatura. La libertà della stampa ed il diritto di associazione rimasero. I/ordine pubblico non fu turbato. La fiducia fra i cittadini, senza distinzione di opinioni, si è ogni dì più consolidata. Un alto generoso c patriottico degli uomini dell’avere ha finito col togliere anche la più lontana ombra di separazione, che avesse potuto esistere fra la classe facoltosa e non facoltosa della società. Insomma si è avvalorato sempre più quel legame di mutua simpatia e di unione, che costituisce la vera fratellanza fra i cittadini, da rendere loro agevole qualunque privazione e sacrifizio per la causa che hanno abbracciata. E tutto ciò con a fronte un polente nemico, con difficoltà economiche quasi insuperabili, e con una stampa, diciamlo francamente, che, in fuori di alcune eccezioni, non corrispose degnamente all’alto suo ufficio, avvolgendosi invece nella polvere di personali buffonerie, ed eccitando diffidenze perfino contro le probità conosciute. Un governo, che, circondato da tante diflìcollà, non ha adoprato, come dissi, la dittatura se non in un caso, che il paese ha giustamente apprezzato; un tale governo, ripeto, ha ben meritato di Venezia e dell’Italia, e non può, a mio credere, essere cangialo senza inconvenienti e pericoli. Per ciò, quantunque sia un fatto che ora domini un solo partito, cioè quello della nazionale indipendenza e dell’amor sincero del paese, con tutto ciò, sussistendo tutte le altre difficoltà, forse in misura più grave, che c’indussero ad istituire il governo in dittatura, propongo che sia il medesimo confermato (Applausi), tal quale fu eletlo il 15 agosto; certo che il medesimo conserverà la piena latitudine delle istituzioni liberali acquistate dal popolo, comportabilmente alle circostanze ed ai pericoli, che ci potessero minacciare. Il deputato Bellinato, lodando il discoi’so del precedente oratore, avverte che l’ordine del giorno invita ad esaminare, se sia cessato il pericolo. Egli quindi esamina la condizione di Venezia. Dice che, se al \o agosto c’era pericolo interno ed esterno, continua tuttora l’uno e l’altro. La flotta sarda partì, e l’austriaca tornò ad infestare la nostra marina. I bisogni, che potrebbero sopravvenire il prossimo inverno, domandano provvedimenti forti, e quindi un governo energico. Sia la mancanza di viveri, sia un forte attacco del nemico, che sparga il lutto in molte famiglie, potrebbe prestare occasione ai male avvisati di eccitare tumulti. Propone perciò che la dittatura si confermi. (Applausi.) Il Manin sale in bigoncia fra gli applausi e dice: Io credo che allarmare il paese sia far nascere il pericolo. Il quadro del Bellinalo è troppo nero. Le cose non sono tanto gravi: debbo tranquillare il paese. Le condizioni nostre presenti sono indnBitatamente migliori che al Io agosto. Altrimenti, noi saremmo indegni di governare.