425 che fra poco divertii universale, cosa pensa di apporre la politica delle nostre corti? Pensa ancora di resistere a quella voce, che domanda libertà e indipendenza? Conli le sue forze e decida; ina non sia lenta a decidere: si ricordi del terribile E' troppo turili. Jeri sera, l’inviato a Parigi della guardia nazionale lombarda per domandar l’intervento francese, tornava in Torino col sig. Ricci, delegato anche per quella missione dal governo sardo. Presentatosi al Circolo nazionale, riferì che^ avendo avuto molte sedute col generale Cavaignac, questi gli disse essere la Francia disposta a intervenire, qualora non si accettino dall’Austria le mediazioni proposle. Firenze 42 Settembre. Si legge nel Conciliatore di Firenze del 42: » Lettere di Parigi, in data del 5 corrente, portano, che il signor marchese Cosimo Ridotti è stato ricevuto, quale incaricato straordinario toscano, in particolare udienza dal sig. Bastide, ministro degli affali esterni. L’accoglienza, fatta al nostro concittadino, non solo fu lusinghiera, ma amichevole in sommo grado. La discussione, che fu lunga, si raggirò sulla questione della nostra indipendenza, per la quale il ministro francese avrebbe mostrato la più viva simpatia. Egli avrebbe detto al nostro inviato, che l’intervento non era ancor dichiarato, poiché esso dipendeva da circostanze^ che non era facile di prevedere. Se la Francia non amava la guerra, ella però non la temeva; e, quando fosse divenuta necessaria per dare all'Italia la sua indipendenza, il governo francese non avrebbe esitato a dichiararla. II ministro francese aprì al nostro concittadino, con tutta lealtà ed effusione di cuore, quale sarà la politica che seguirà la Francia a misura della diversità degli avvenimenti, che succederanno in Europa, mostrando sempre il più vivo interessamento per l’Italia in generale, cd in particolare per la Toscana, che potrà in ogni evento coniare su di una efficace e veramente amichevole protezione dell^ Francia. « JllììLl tW)32AYri, Proposta di una tassa volontaria nazionale per soccorrere Venezia. Italiani, se ancora il sacro nome di patria può sull’animo vostro, affrettatevi a soccorrere il palladio della libertà italiana, affettatevi a salvar la sola conquista, clic ancora ci rimanga, della nostra rivoluzione. Venezia, fedele alle gloriose tradizioni che accompagnano il suo nome, superba d’accogliere in sé i destini d’Italia, in mezzo allo scoramento ed all’abbandono universale, ha fermo di difendere fino all’estremo il vessillo della indipendenza nazionale. — Ai miracoli della natura e dell’arte, che fanno inespugnabili le lagune, fra le quali si salvò un’altra volta dall’irniente barbarie la stirpe e la civiltà italica, i moderni Veneziani aggiunsero miracoli di sacrifica e di volontà. La città, benché segregata dalle provincic e dalle campagne, chiusa ai commerci cd impri-