213 Persona qui giunta dalia terraferma assicura che circolano colà in molte mani copie a stampa del seguente proclama: Al POPOLI DELLE PROVINCIE VENETE. L’Austriaco occupa militai niente le vostre terre, 11011 le possede: impone tasse a voi per far guerra a'vostri fratelli. Alcuni cittadini si sono latti suoi stromenti, e per conservare le richezze loro depredano le vostre, e le danno a’Croati. Popoli delle provincie \enete! Negate all’Austria le tasse che vi domanda per uccider l’Italia: respingete il vile satellite, che è scelto ad arte fra voi, per farvele pagare. Il patrimonio dei vostri iìgli verrà posto all’incanto per darne il valsente all’Austriaco e a’suoi sgherri. Infamia e morte a chi compera i vostri beni : infamia e morte a chi prentedesse annullati da tal vendita i diritti latti sacri da un patto. Popoli delle provincie venete! Venezia conserva e| conserverà incrollabili lo stendardo della indipendenza italiana. Ella ha in sè, con sè, e dietro a sè, poderosissime forze per ripiantarlo dal Ticino all’Isonzo. Il tempo matura i grandi destini dell’Italia. Adesso negate le imposte: opponetevi alle leggi del comune nimico. In breve udirete una tremenda parola: preparatevi ad ascoltarla, armatevi ad obbedirla. 21 Settembre. (dalla Gazzetta) Ecco come la Gazzella di Trieste, con nobilissime parole, rintuzza le impudenti accuse della Gazzetta universale austriaca, che parla delle mene del partito italiano. Dopo detto, che a Trieste partito italiano non c’ è, la Gazzetta di Trieste soggiunge : Che se ciò che dite non è falso, ma erroneo, se c’è a Trieste un partito, cercatelo un po’meglio, o signori; e forse vi verrà fatto trovarlo: son qui ottomila vostri connazionali. Non tutti vogliono essere tra noi quali li abbiamo ospitati, dico negozianti: alcuni da molti anni si buttarono alla politica; e, se l’intenzione fu rea, sin marzo o non apparve o non se ne poteva zittire. Ma oggi che E imperatore Ferdinando scrisse Boemi i Boemi, Tedeschi i suoi Tedeschi, Italiani gl’italiani, e vi si sottoscrisse, oggi i Triestini non ne vogliono saper d’altro: si scostano, s’allontanano da que’politici, e stanno dall’imperatore. Oh! quanto avrebbero essi servito meglio al proprio paese, servito alla monarchia, quando non sì fossero corpo e anima attraversati lungo la via aperta nuovamente, e su cui, asciugando le lagrime, corrono con ansia i diversi popoli dell’im-pero ! cpianto men tristamente si sarebbero forse, e non qui solo, dove i litigi appena arrivano alle parole de’giornali, ma e altrove, altrove, accomodale le cose, senza codeste ipocrite anime! Ah! sì, l’ira prorompe dal petto; gridiamolo forte a costoro: scendeste tra noi, respiraste trentanni l’aria nostra medesima, e ci rimaneste stranieri; albergaste le nostre citlà, da’nostri castelli paterni tonaste col cannone siccome nostre