404 gnazione all'entusiasmo, gridò: Resistenza, resistenza! 0 vincere o morire! Dopo qualche tempo di contrasto fra i due partiti, si conchiuse, non senza gravi ostacoli, di eleggere un triumvirato con limitati poteri, dovendo sempre consultare il popolo nel pericolo supremo. Tale triumvirato, di cui faceva parte il generale Fanti, non durò che due giorni, poiché il ministero della guerra, veduti i bisogui che incalzavano, investì della dittatura il prode Griffini, elevandolo al grado di generale. Griffini arrivava in Brescia il 24, conosciuto da pochi, e mentre vociferavasi per la città essere gli Austriaci a Ppntevico, distante da Brescia 7 leghe. Lo sue virtù militari e civili non tardarono ad essere grandemente apprezzate da un popolo, sì facile a lasciarsi trasportare dalle emozioni del bello. Il primo proclama, che indirizzò al popolo bresciano, e le misure energiche, che adottò in riguardo ai coscritti refrattarii, rinfrancarono la fiducia di tutti. All’allarme, che si sparse per la città il 2o mattina, che i Tedeschi marciassero sopra Brescia, quasi tutti i membri dei Gomitati presero la fuga. Si battè la generale, e fu uno spettacolo il vedere con qual prontezza ed alacrità tutta la civica, e chiunque aveva armi, accorreva verso il Corso del teatro per difendere la patria. Sì grande era l’ardor marziale, che si leggeva sopra tutti i visi, che ogni milite pareva non attendesse che il motto d’ordine per battersi. Il generale Grillini a cavallo, salutato da inimiti viva dal popolo, passò in rivista tutti i soldati e la civica, e quantunque la pioggia cadesse a dirotto, una folla di cittadini circondava il suo cavallo, gridando frenetici: Viva Griffini! Viva l’Italia! Giunta la sera, si seppe che gli Austriaci, vedutisi a dieci miglia dalla città, erano in pieciol numero e che il grosso dell’esercito si avviava verso l’Oglio (lìume che divide la provincia bresciana dalla bergamasca). II generale nullameno spiegò molta attività nei preparativi di difesa. In tre giorni, fece troncare tutte le piante dei contorni della città, che fossero o d’ingombro per le nostre truppe o di protezione al nemico: fece trincierare tulle le mura, non che gli aditi alle porte: tutti i giorni di buon mattino andava lare una rivista alle tre compagnie di cannonieri milanesi, che si trovavano di guernigione, poi alla linea e talvolta anche alla civica. E il popolo bresciano, ben contento d’avere un prode che rispondesse al suo istinto bellicoso, accresceva ogni giorno in coraggio ed in virtù. Le disposizioni del Griffini animavano il popolo, e 1’ unione compatta di questo era un balsamo per quello. Dal 3 agosto sino al 9 detto, Brescia fu in una continua agitazione, non sapendosi che cosa si passasse a Milano. Intanto i nemici della causa ilaliana s’adoperavano in tutti i modi possibili per dissuadere il popolo dalla sua volontà e determinazione. Il Municipio, che ne’suoi atti se ne dimostrò complice, addivenne l’oggetto d’esecrazione, e il tempo senza dubbio metterà in chiaro la di lui dubbia condotta. Il popolo, per non venir meno a sè stesso, non ne volea sapere di triste notizie da Milano: la ferma fede che i Milanesi resistessero, gl’invigoriva l’animo, e minacciava chiunque spargesse parole di sconforto. Ma giunse pur troppo il giorno 11, quando alle cinque del mattino il generale ebbe dispacci da Milano, di cedere la città all Austriaco, che sarebbe entrato entro 24 ore. Il Griffini non ebbe pa-