IH E però noi, Genovesi, forti della inviolabilità dei nostri diritti, in faccia a tutta Italia, solennemente Protestiamo contro l’illegalità del vostro mandato — essendo a tutti assai noto non istare nelle attribuzioni del ministero il delegare un potere, di cui non è rivestito egli stesso, — poiché, se le Camere nulla-mente concentravano nel governo del re la somma della pubblica cosa, salve rimanevano pur sempre le nostre istituzioni e libertà, che voi minacciate coprire d’un velo. Protestiamo contro le infrante leggi dello Statuto, giacché, in qualità affatto nuova ai popoli liberi, v’ appresentaste ai Genovesi con un manifesto arbitrario, perciò solo che non ancora pubblicato il decreto, munito della firma di responsale ministro, che in voi concentrava que’misteriosi poteri, cui l’istesso ministero invano tenta arrogarsi. Protestiamo contro il tenore del vostro proclama, eh’è un oltraggio a tutti noi, perchè gravido d’imputazioni ingiuriose. L’ordine, la legalità, la concordia, di cui voi vi chiamate apportatore, regnavano pienamente prima del vostro arrivo fra noi — anzi non furono turbate mai, se non quando il governo, ribellatosi alle forme del reggimento costituzionale, sforzava un popolo intero a levare alto la testa — e però d’ogni nostro moto tutta rimandiamo la responsabilità sui primi infrangitori dello Statuto — i ministri. Protestiamo, infine, contro le vostre minacce, che noi non temiamo perchè immeritate. Se, come uomo di toga, voi di leggieri comprendete la giustizia delle nostre parole, concedete che, come ad uomo di spada, per noi si aggiunga: » Sig. generale, i giorni del nefando armistizio volgono al loro tramonto: la vostra spada, che nei campi lombardi potrebbe ancor lampeggiare una volta contro il comune nemico^ scemerebbe di gloria, fatta inutile arnese di guerra, in seno di una città, sommessa e temperata ove si rispetti la santità delle leggi — ma onnipossente, ove si voglia farci abdicare la dignità delle anime nostre, — Dite a quelli, che v’hanno illegalmente mandato fra noi, che questo non è il loco vostro, che questo popolo è migliore de’suoi nuovi rettori, che alla spada di generale mal s’accoppia la verga di commissario. Dite che, colle loro incostituzionali ingiunzioni, coi loro attentati alle nostre franchigie, cessino una volta per Dio! di provocare un popolo intero, reo perchè generoso, reo perchè iniziava una guerra, che ora il ministero vuol rompere a mezzo, ma che da noi vuoisi con ogni conato attivare, poiché la santa causa d’Italia ebbe ed avrà sempre il fremito più sacro d’ogni cuor genovese, Genova, 44 settembre 4848. F. DE BONI presidente — D. PELLEGRINI segretario. VOCI DE’GIORNALI SULLA QUESTIONE D'ITALIA. Se siamo bene informati (cosi il Mmiteur du toir del 10) ecco le Prime proposte, che fa l’Austria alle potenze mediatrici relativamente alla