i*2ì noi, non inanellino d’interprete e di tutela veramente italiana. Alle quali preghiere noi non aggiugniamo restrizione veruna ; egli è un \olo di fiducia che noi vi diamo , certo che il Governo di Venezia, su cui oggi stanno rivolli gli sguardi d’Europa „ non può non essere eminentemente italiano, e condurci quindi, seguendo i suoi passi, a quella mela gloriosa cui dalla Provvidenza è chiamata l’Italia, mela d’unione, d’indipendenza e di forza. 48 Settembre. A quelli che governano attualmente Venezia ed a quelli che governeranno le altre provincie italiane quando sapranno scuotere il giogo d’obbrobrio. Io, che non posso capacitarmi come l’Austriaco, il quale aiutava delle proprie armi il vituperoso ritorno al trono del tiranno di Modena, voglia piegare ad una mediazione diplomatica che non deve a\ere per base che la Indipendenza Italiana — mi veggo costretto di ritornare al mio prediletto argomento la guerra d’insurrezione. A questa guerra esclusivamente io prestai e sempre terrò la mia fede, perchè l’unico e indispensabile mezzo con cui i popoli acquistano la liberlà. Gl’ insorti hanno un solo colore, un solo vessillo, e il solo proponimento VITTORIA 0 MORTE. La diplomazia, le tregue, ia sospensione d'armi, le negozia-zionij i preludi, le iniziatine, la capitolazione sono denominazioni superiori alla intelligenza degl’ insorti, e forti, pertinaci, irremovibili, nulla sanno essi concepire, nulla bramare, nulla promettere, e mantenere nul-1! altro che VITTORIA o MORTE. Ma però la benedetta guerra d’insurrezione non potrà destarsi, o almeno non potrà progredire e mantenersi senza la coopcrazione dei l'reti. E nei Preti la potenza esclusivamente capace di scuotere il popolo. Egli è forza quindi persuadere, convincere i Preti che la santa causa della nostra indipendenza non può andarsene dalla religione disgiunta, e chiunque non impiega il cuore e la mente a quello scopo e vuole essere religioso, pronuncia menzogna, anzi bestemmia. Nè si creda con questo eh’ io non conosca nò apprezzi quanto nel- 1 incominciata guerra nostra hanno operalo i Preti. So bene quanto il clero abbia influito a rendere gloriose, e immortali le giornate di Milano e quelle di Bologna. So bene che anche nelle nostre provincie, ed esemplarmente in quella di Treviso, Sacerdoti distinti per robustezza d’ingegno c soavità di cuore eccitarono colla parola, cogii scritti, e coi fatti il popolo alla santa pugna. Il nome di questi benemeriti è già scolpito in ogni cuore italiano, e registralo nei libri delle eterne ricompense dai dito di Dio. Se non che questo spirito di religione, questo amore di patria nella •maggior parte dei Preli non si è manifestato giammai. Altri redarguivano la condotta dei loro con frate! 1 i italiani, allri riguardavano col disprezzo