280 fratelli — che con forte braccio spersero l’ossa di coloro che accampar voleano nelle nostre ’Città ? Nò! per Iddio! Viva Italia! Quelli i quali mangiano il pane dell’empietà, e beono il vino della violenza, saran calpestati. FRATELLI ! voi conosceste il nostro amore — sapeste i nostri biso-gni^ accorreste ad alleviarli — vi benedica la nazione, l’un l’altro vi benedite, come noi benediciamo l’ora del combattimento. — Noi siamo molli — ciascun membro è membro del corpo dell’altro — allegri della speranza vediamo i malefici influssi sparire, le benefiche pioggie scendere a portarci salute — pazienti nell’afflizione vediamo temperati i nostri dolori, benefica mano ospitale soccorrerci — perseveranti di voler servire l’Italia, e sicuri di vincere, aneliamo di combattere. Un vostro pensiero, un vostro ricordo, o fratelli, infiamma la nostra anima, rinvigorisce il nostro spirito, esalta il nostro coraggio — perocché noi non vogliamo che una sola corona incorruttibile per l’Italia, una corona composta dell’alghe del mare, dei vaghi fiori dell’Alpi — e la vogliamo intrecciata in quel giorno in cui un Tedesco in Italia più non sia — e Italia e i suoi campi rinverdeggino ridenti, e i suoi abitatori concordi e lieti sorridano amor di patria — e la vogliamo in quel giorno in cui avrem fatta nostra la nostra contrada — in quel giorno in cui la nostra nazione sarà nazione. Questo vogliamo — per questo ci armammo — per questo combattemmo — Oh viva Italia! FRATELLI ! noi vi dobbiamo la nostra riconoscenza, — aggiungete altro titolo alla riconoccenza nostra — fate udire la voce del cuor nostro fra voi e suoni forte come la tromba del popolo la tromba dell’ angelo di Dio. Salutate le nostre Città, c dite loro, che non ponga negra grama-glia quella casa che ha perduto in battaglia il suo diletto — che verrà il giorno della risurrezione — e risorgeranno a nuova vita i martiri della patria fra gli onori e le memorie che Ior tributeranno i superstiti. Salutate i nostri colli, le nostre campagne, i nostri fiumi, le nostre spiaggie, e il canto de’ villici, e de’ pastori sia l’inno nazionale di guerra, che ripeteranno dall’ acque i naviganti, e le pastorelle dal rio. Salutate li genitori nostri, le nostre sorelle, i fratelli, congiunti, gli amici — tutti che ben sentono dell’ Italia e per l’Italia. Salutate le nostre donne, e ricordate ad esse qual grave missione loro incomba verso i Cittadini, verso la patria. Salutate i nostri figli ed educateli per l’ amore d’Italia sicché crescano forti difensori., e illuminati sostenitori di que’ diritti che conquistammo a questa patria col nostro sangue. FRATELLI! Un abbraccio, un bacio di ricordo, una parola di gratitudine, e colla memoria vostra nell’ anima, e col vostro affetto nel cuore, sospiriamo il giorno in cui grideremo uniti Salvu l’Italia! Viva Italia! Addio. Pubblicato in Venezia, il i.° ottobre 1848. I MILITI PONTIFICII NELLA VENEZIA.