398 Leggiamo nel Corriere Mercantile di Genova: « L’influenza della battaglia di Velencze, e della viennese rivoluzione sui nostri destini politici, c tale che puossi definire in due parole : • Noi postiamo, quando che sia, ripigliare l’offensiva con sicurezza di vittoria: « Tal è la nostra convinzione. Or corre un mese, nel colino dello sconforto popolare, abbiamo asserito che, senza l’appoggio d’una insurrezione di tutti i paesi occupali dal nemico, era difficile prevedere l’esito della guerra ricominciala. Ma, dopo il 50 settembre, dopo il 7 ottobre corrente, la forza del nemico scemò immensamente; allo sconforto popolare, succede l’entusiasmo di novelle speranze, generoso come quello dell’ultimo marzo, ma collo sprone fierissimo della vendetta di una non meritata vergogna, e di mille sofferti patimenti; l’esercito nostro, nell’intervallo, migliorò sempre di spirito, crebbe di numero. « Abbiamo, all’incontro, un vecchio generale senza genio, vittorioso perchè gli abbiamo regalata la vittoria coll’imperizia (o peggio) dei nostri capi. — un generale, che a mala pena compone le crescenti discordie dell’esercito, e teme ogni giorno perderne la parte migliore, e senza dubbio la perderà, come crediamo fermamente — che vede il soldato, conscio della sua pessima posizione, in mezzo, e davanti a popoli e soldati nemici — che non sa da qual governo dipende — che non riceve sussidii dalla capitale, dove non sono più finanze, dove trionfarono principii politici a lui contrarii —■ che trovasi costretto ad esacerbare l’ira di quel popolo, del quale pure ha bisogno per sussistere quolidianamenle. « E questo uno spettacolo, che ispira la prudente espettazione necessaria un mese fa, oppure la condanna come vilissimo abbandono dei più cari interessi della patria? « Noi non abbiamo dinanzi l’Austria in questo momento. Che cosa è l’Austria? Dov’è l’Austria? « Noi vediamo soltanto un imperatore fuggiasco; una capitale in balia del popolo; provincie divenute ormai regni disgiunti dall’impero; l’Ungheria prossima a dichiararsi, non solo indipendente, ma nemica del potere centrale; un esercito scisso in cento frazioni; tutto il nerbo dell’Austria ridotto ad un’accozzaglia di truppe, discordi di lingua e d’animo, le quali calpestano un terreno insidioso, che può scoppiare ed aprire un abisso ad ogui momento. • Noi vediamo uno stato senza un obolo nelle pubbliche casse, rovinato nel commercio e nell’industria. « Noi vediamo i popoli, che lo compongono, più disposti a combattere fra loro, che a venire in Italia. — L’ Ungheria si precipiterà per fare le sue vendette sulla Croazia ; — Boemia insorgerà Ira poco ; — un movimento si prepara in Gallizia ; — i Viennesi, per volere libertà, bisogna rinunzino all’iniquo impero sovra popoli; che hanno eguali diritti; e perciò non hanno, quand’anche volessero, mezzi di continuare una guerra in Italia. <« Noi vediamo il famoso esercito di Radetzky, quand’anche il partito liberale di Vienna non gl’ intimi sgombrare la Lombardia, composto in buona parte di soldati, clic vogliono rivedere la patria e sono pronti a venire nelle nostre file.