302 Allora avevamo una flotta, ma sapevamo clic doveva partire: c a-vrebbe potuto farlo il giorno stesso, lasciando indifesa la linea verso il mare, che dal nemico poteva esser presa. Il nostro contegno verso ¡1 Piemonte ed i modi persuasivi indussero il suo degno comandante a ritardare d:alcuni giorni la partenza; ciò bastò a darci agio di porsi in tale stato di difesa, da non più temere l’insulto nemico. Oltre la (lotta, doveva partire anche la truppa di terra; ed il ritardo ci lasciò tempo ad aumentare la nostra, sia creandone internamente, sia facendone venire dal di fuori, sicché oggi abbiamo maggior forza che al 13 agosto, anche calcolata la truppa piemontese. Poi abbiamo il vantaggio della stagione e delle piogge, che rendono più difficile un attacco. Abbiamo la mediazione delle potenze, per cui fu dichiarato ogni attaccs contro Venezia caso di guerra: lo dicono almeno i giornali, che non ne abbiamo comunicazione uflìziale. Ma il fatto sta che gli Austriaci non ci attaccano. Circa la quiete interna, l’elemento di disordine al 13 agosto, perla divisione dei partiti, era più minaccioso. Allora i partiti erano più vivi, perchè soggiogato quello che avea vinto un mese prima. Ma il sentimento della fratellanza e dell’unione nel frattempo si è sempre più rafforzato. In quanto alle sussistenze, chi sparge che ne difettiamo, dice menzogna; poiché siamo provveduti di viveri per molli mesi, oltre quanto arriva giornalmente. Il blocco non sarà mai tanto stretto, che impedisca ogni arrivo. 1 tumulti per fazioni non si affermano da chi conosce il nostro buon popolo. Le condizioni nostre sono migliorate rispetto a quello che erano il 13 agosto; sebbene non si possano dire buone, poiché il pericolo esterno sussiste tuttavia, e nell’interno persone di buone intenzioni, ma traviate dall’ignoranza dei fatti o dall’impazienza, potrebbero volere spingere ad uscire dalla nostra politica d’aspettazione, la sola che possa salvare Venezia, e con Venezia l’Italia. (Applausi.) Bellinato dichiara clic non intese di fare un sinistro giudizio sul buon popolo di Venezia, che ama e stima quanto altro mai. Egli intende soltanto di far sentire la necessità che il governo sia forte, per reprimere qualunque tentativo di disordine; e propone che si accordi al governo un volo di fiducia, esprimendolo col confermare la dittatura. Il deputato Benvenuti dice avere piena fiducia nei dittatori ; ma non essere questa una buona ragione di confermare la dittatura, cioè di mettersi all’arbitrio di tre persone. La quistione non è di fiducia, ma di pericolo. Egli non crede che vi siano grandi differenze dalle condizioni presenti a quelle di prima. La cosa principale è quella del blocco. Siamo tuttora nel caso dell’assoluto abbandono. La mancanza di viveri può essere un pericolo. Della mediazione non si sa nulla. In due mesi non si è saputo ottenere per Venezia quello che in breve tempo si ottenne in favore di Trieste; cioè che il blocco fosse ridotto al solo blocco militare. Durano le ostilità contro Venezia. Ci troviamo in grave pericolo, se non oggi, domani. Dice esser meglio che si abbiano venti giorni di dittatura di più che di pericolo. Quello, a cui tutti mirano, è l’indipendenza italiana, alla quale ognuno è disposto di fare temporaneamente sacrifizio anche della libertà. (Applausi.) Il membro del governo Cavedalis sale la bigoncia fra applausi, c legge il seguente discorso: