386 lato in faccia ai napoli, mostrerai d’essere pronta a venire ingoiala dal tuo mare piuttosto che quest’ullimo asilo delle speranze italiane cedere all’abborrilo, al già scacciato tedesco. Se i sacrifica clic facesti finora non fossero sufficienti a renderti degna dell’alta missione che il cielo forse ti destinava, tu saprai renderti tale con un battesimo di sangue! E se v’è alcuno in Venezia, non dirò di sentimenti contrarii alla lede dei martiri clic sfidano con fronte serena i tormenti e la morte, ma un solo di que’nii-seri che Solone condannava siccome indifferenti nelle vicende politiche, abbandoni presto un paese che si prepara a tutti i disagi della povertà, a qualunque sforzo supremo, per 1J idea pura che gli resta e incontaminata della santità dei diritti, e del diritto fra tulli il più santo della indipendenza della nazione italiana. Perocché la nostra causa devo trionfare ! Noi non crederemmo nella giustizia di Dio se la causa di Italia fallisse, e non so se Pio, l’ottimo Pio, benché tradito esso pure, si compiacerebbe, dopo aver temuto il scisma in Germania, dell’anarchia religiosa in Italia. — Veneziani! Mirate Osoppo l’eroica, die guarda a Venezia come la madre che la conforti d’un libero sguardo. Che esempio continuo non é all’Italia questa povera fortezza friulana? Chi ha udito la protesta ch’essa inviava come risposta alP indirizzo del Circolo italiano, senti nel cuore l’orgoglio che certo alberga nel cuore di tutti quei generosi assediati. Essi, in difetto di vesti, sentono l’inverno vicino, ma si rassegnano volentieri a coprirsi con le coltrici dei propri letli. E il blocco non ¡scoraggi Venezia. Quest’è ben diverso da quello con cui le nazioni guerreggiatili tra loro per dividersi a brani 1JItalia, la strinsero neM814. Oggi noi non siamo gli schiavi che aspettano il giogo, siamo i liberi cittadini che difendoim la propria libertà, — Oh sì, se non vogliamo che Italia ci maledica, che Europa ci derida, giuriamo sui monumenti che ci ricordano le geste dei nostri padri, che ci ridurremo a rodere le suole dei nostri calzari prima che l’infame parola proclamata da Carlo Alberto, quasi come una gloria della sua Spada, contamini un veneto labbro. Voi che non comprendete la santità del nostro sacrificio, voi che siete cittadini di tutte le patrie, che 11011 adorale un colore nei vostri vessilli, lasciateci soli; voi non siete degni che il nome dei Bandiera sia il nome dei voslri fratelli, voi non siete degni di difendere in Venezia il santuario della italiana libertà, di quella libertà per cui non possono essersi immolate invano le vittime di Curlalone, di Montanara, di Goito, ^ Perocché è giunto il nostro giorno, e Italia aspetta tutto da noi. E noi vogliamo meritarci di lei. MARCO LANZA. 20 Ottobre. (Dalla Lega Italiana del iA ottobre.) Venezia, \A ottobre. Il fulmine dell’ ira divina è già imminente a scoppiare tremendo sopra le teste degli iniqui imperatori e dei re che disconobbero la loro missione. I popoli a loro affidali, che invece d’essere trattati quai loro figli si trovarono gittali nel più abbietto avvilimento e trascinati, quasi a