175 Da tulle queste considerazioni risulta evidente che alla politica ambigua dell’Austria noi dobbiamo opporre una politica franca e decisa: la quale gioverà tanlo nel caso in cui le proposte del gabinetto viennese sono serie, quanto se non lo sono. Bisogna tener desto 1’ entusiasmo degl’ Italiani tulli; bisogna moltiplicare gli argomenti, i mezzi e gli apparati di guerra; bisogna affrettare l’andamento delle trattative diplomatiche, e far in modo che la risoluzione giunga con la maggiore prontezza; bisogna prepararsi a rinnovare dall’ un mare alt’ altro le prove di marzo qualora tale risoluzione non fosse conforme ai diritti della nostra nazionalità, della nostra indipendenza, della nostra libertà. — Quando l’Italia parlerà in questi termini, e si presenterà in lale atteggiamento guerresco; allora l’Austria perderà la speranza di vincere con lo stancheggio; allora le potenze mediatrici si persuaderanno con maggiore efficacia dell’ impossibilità assoluta che sia lasciata in Italia pur ombra di austriaco dominio, o di austriaca rappresentanza. Ma di questo atteggiamento guerriero, di epiesti apparecchi di forza gli attuali governi italiani, o inettij o tiepidi, o legati con Austria non vorranno sapere. In lutto il tempo dell’ armistizio nulla hanno fatto, e adesso, se anche fingessero di fare, farebbero o nulla o poco e male, bisogna che i popoli vogliano con quella energica volontà che è rara, ma onnipotente, vogliano con unità di pensiero, senza di che saranno un’altra volta divisi. Pensino che la è questione di essere o non essere. Quando le sorli dei popoli stanno tra mani di pochi potenti; quando le idee d’indipendiaiza e di nazionalità accarezzatej in sul principio per gioco, vanno a risolversi in una crudele chimera; quando l’ambizione di dominio sugge nel cuore quanto di gentile e di magnanimo instillò natura; quando principi che finsero salutare l’aurora del risorgimento per precipitarne il tramonto, stringonsi la mano sulla molla che deve opprimere e soffocare le concesse libertà e si fanno patto scambievole di continuare nell’antico sistema — l’anima che calda di patria carità ed infervorata da sensi generosi fisava ad una meta di speranze e trionfi , deve fiaccare il suo volo, e su quella terra dalle feroci realtà da cui 1’ aveva spiccato, tornarvi a poggiare sfiduciata e dolente. Pio IX circondato da un’aureola di gloria e di amore, con anima ispirata, restaurava la fama del sacerdozio, e la tiara del pontefice combinava colla corona del re. Egli prometteva al suo popolo concessione di civili franchigie, e primo fra i principi italiani mostrava al mondo quali dovevano essere i vincoli tra governante e governato , primo riconosceva i diritti dei popoli e richiamava i monarchi a rispettarli. E nei popoli d’Italia commossi all’ inaspettata e santa parola si sviluppò ben tosto quel sentimento di libertà che compresso, sepolto anzi nei loro cuori da tanti anni di schiavitù, non crasi però spento giammai, nè potrallo mai essere perchè 1’ uomo che nasce libero deve pur libero 23 Settembre. VENEZIA 22 SETTEMBRE 1848.