342 puramente consultivo, non è necessario che l’Assemblea lo nomini, perchè il governo stesso saprà dove cercare consiglio. D'altronde, le materie diplomatiche esigono il massimo segreto; e quindi è bene che la trattazione loro sia ristretta al minor immuro di persone possibile. E propose quindi che il mandato di trattare della condizione politica sia unicamente confidato al governo. 11 deputato Benvenuti dice di non volere entrare in tale quistione, perchè secondaria. Bisogna invece occuparsi della direzione politica da suggerirsi al governo . . . Qui il Manin prega Foratore ad interrompersi, ed a cedergli la parola per dire che quello, che il Benvenuti si accingeva a trattare, è appunto ciò che non deve trattarsi in pubblico. E appunto perchè non si tratti in pubblico, il governo chiese la nomina d’un Gomitato segreto. Benvenuti conviene di non trattare i particolari; trova troppi anche quelli del Bellinato. Ma l’Assemblea dee manifestare almeno in generale i suoi sentimenti. E sicuro di non dire cosa ch’esca dai limiti della prudenza. Malfatti aveva detto che Venezia doveva invocare i diritti che aveva dapprima sulle provincie. Ei non crede che per questo sia uopo ricorrere al diritto storico. Il nostro diritto essere quello dell’indipendenza; venire da Dio e dalla natura; nessuno ce lo può togliere. 11 mandato di difendere gli altri ci viene da quella solidarietà, che ci siamo assunti tutti noi italiani. Difendiamo la causa di tutta Italia. Si aggiunge a questo il diritto di una promessa, fattaci a tutti in comune. La nostra dunque non debb’essere una politica veneziana, ma italiana. La repubblica francese (non il governo) il popolo francese ha promesso al popolo italiano di liberarlo dallo straniero. Venezia ha il deposito di questa promessa. Gl’Italiani d’ogni contrada della penisola sono venuti con questo intendimento. Siamo deboli; ma, forti di tale promessa, possiamo chiederne l’esecuzione alla Francia. Il governo dee dare tal direzione alla sua politica, da ottenere che il popolo francese mantenga la solenne promessa, fatta al popolo italiano. (Applausi.) Il Manin sale in bigoncia: Il governo, ei dice, è chiamato sopra un terreno, che avrebbe voluto evitare. Ma le opinioni emesse esigono risposta, affinchè il governo sappia l’estensione del suo mandato. Egli accennerà qualcosa sulla via presa dal governo, per quanto la prudenza il comporta. Finché l’Italia sperava un prossimo intervento armato, il governo stava alla condizione, posta il lo agosto, di non ledere le questioni del- 1 avvenire. Ma quando all’intervento armato fu sostituita la via delle trat-tive diplomatiche, egli dovette spiegare una bandiera. Non poteva trattare efficacemente; non poteva difendere Venezia e con Venezia l’Italia, se non comportandosi come governo indipendente di popolo sovrano. Esso non doveva lasciare la tutela al Piemonte, perchè il fatto vicino dell’armistizio poteva rinnovarsi in un trattato. Già l’Assemblea, coll’approvare l’invio d’un rappresentante a Parigi, approvava sino d’allora l’atto di un governo indipendente. La questione dell’avvenire non è irremissibilmente lesa; in quanto questo popolo sovrano potrà appresso dichiarare nuovamente, se vuole unirsi con Lombardia al Piemonte. Ma nello stato d’isolamento in cui ci troviamo, abbiamo credulo di doverci così comportare.