496 sopr’essa le infami loro brutalità, le cacciarono un occhio di testa, e le recisero le dita di entrambe le mani a rapirle qualche anelluccio; e così la lasciarono. — Ecco i primi splendidi fatti del ripristinato paterno regime imperiale per la grazia di Dio. Che Dio ne lo retribuisca a misura di carbone ! INDIRIZZO AL POPOLO VIENNESE (*). Cittadini di Vienna! La sublime ora della redenzione dal lungo giogo della schiavitù è ornai sonata per tutte le contrade d’Europa! Nè fu già la mano degli uomini,, che eccitasse il movimento, da cui questa bella parte del mondo viene presentemente agitata, ma bensì la mano del tempo, il quale eie* camente obbedisce al reggitore degli umani destini. / popoli debbon esser fratelli, i popoli debbon esser liberi, così suona la grande chiamata per tutti i paesi. Voi, o Viennesi, siete stati i primi che, udito il granile grido dalle rive della Senna, vi sentiste giunti alla maggiore età, e vi alzaste fermi e risoluti contro il despotismo e contro la oppressione. Le giornale di marzo dell’anno 4848 splenderanno come lucide stelle sull’orizzonte della libertà nella storia viennese, ed i posteri onoreranno come altrettanti martiri quelli che caddero per liberare i fratelli. Se non che voi credeste, o Viennesi, finita la lotta, e franto riputaste il giogo: pure, ecco che dalle rovine, le quali lo copersero, non Io soppressero, lo spirito aristocratico superbamente s’innalza. All’erta Viennesi! Osservate, con (piale sfacciata arroganza voi siate da esso scherniti! Pugnarono forse e morirono i vostri tigli e fratelli, perchè si mandasse un IJrin-dischgratz, il bombardatole di Praga, a Vienna? Che! ... si vogliono sapere gli uccisori di Latour? — Ma chi sono poi questi uccisori? — Io, 10 li conosco, e voglio con terribile voce pronunciare i lor nomi a quelli che li domandano. Udite dunque voi, tristi fantasmi dell’oscurità; voi che, come le nottole il sole, fuggite la chiara luce della libertà e del progresso; voi, che chiamate sogno la nazionalità, sogno l’amor di patria, sogno l’idea di libertà e di indipendenza; voi, che osate far mercato de’popoli, come dei vili giumenti; udite voi, quali sieno gli uccisori di Latour. — Gli uccisori di Latour sono tutti i popoli liberi! Quei pochi lavoranti, col ferro alla mano, non sono che gli strumenti di una sublime macchinazione. Come il cannone in mano di chi lo accende, cosi quelli non sono che lo stromento dei popoli. — Sfidale forse gli uccisori di La-tour? — Eccovi tutti noi, uomini liberali, che siamo pronti a sottoscrivere col nostro sangue il terribile giudizio, ebe abbiamo emanalo contro 11 despotismo. Latour era il vostro stromento, era la personificazione delle vostre idee, era il rappresentante dei raggiri aristocratici; — come egli cadde, dovete cadere voi tutti, oppure la maledizione di tutte le nazioni vi caccerà dagli stati d’Europa tra le fiere, che tanto bene sapete emulare! Sì, io ho il coraggio di dirvelo in faccia; non copro punto i miei sentimenti e non abbellisco con parole eleganti ciò che mi ferve nel O A Vienna fu mandato in lingua tedesca. 31 Ottobre.