394 Vilfìe lanciti c scialuppe* che sbocchino aH’iniprovviso da vari punii della costa c corrano con voga arrancata ad infilar i fianchi del non troppo saldo Vulcano? Perchè non si fa tosto di noleggiare o comperare almeno 3 vapori da guerra* o ridotti ad uso guerresco* per costringere gli austriaci malandrini ad appiattarsi nella lavorila loro rada di Trieste? Perchè non si profitta dell* ardore de’ giovani ufficiali della marina, che sentono una smania indomabile di misurarsi coi barbari Uscocchi* coi selvaggi Croati, in maschera da marinari. Si va ripetendo o£ni dì essere la flotta austriaca sprovvista di adatti equipaggi, di abili artiglieri; scarsa di ciurme nelle diverse navi a noi empiamente rubate* e si sta ciò nondimeno colle mani alla cintola, lasciando marcire nel porlo i pochi sì* ma ben guerniti d’ uomini e d’armi, nostri legni da guerra? Il fiore della veneta ufficialità è rimasto tra noi* ed il barbaro non ha che le quisquiglie* e ciò non ostante* egli è il dominatore dell’Adriatico, egli l’inceppatole del libero commercio, a marcio dispetto della mediazione anglo-Irancese, delle proteste di qualche console, dei lagni giornalieri di molti e molli navigatori; Fremer di sdegno* e non trar continuo partito dei mezzi che s’hanno, e fiacchezza, è puerile contegnos È tempo ormai di finirla colle ciance o eolie vanitose declamazioni; La guerra non si fa coi proclami, colle proteste, cogl’ indirizzi, colle note diplomatiche e coi rescritti uflìziali, ma bensì colle palle* colle baionette* colle spade a due tagli* coi razzi in-cendiarii* colle granate e cogli obizzi. Le piraterie non si distruggono che sterminando i pirati e riducendo in frantumo le piratesche loro navi. Non è forse un’onta delle più strazianti, delle più ignominiose per Venezia, per questa da secoli signora dell’ Adria, che quattro o cinque miserabili piroscafi del Lloyd austriaco* guidati da un brutto Vulcano precludano Fingresso delle lagune alle velivole navi, arrestino in loro corso i legni mercantili* costringendoli a deviazioni* a taglie, à multe, e perfin confiscandoli? Sorga dunque coll’impelo animoso di chi vuol vincere ad ogni costo, sofga la marina militare* e con essa sorga pure la marina mercantile, di Venezia* e subito* senza il menomo indugio, di comune accordo si adoprino per sterminare i pirati; Ciò che fecero F America* la Spagna, la Grecia nelle guerre della loro indipendenza* faccia al presente Venezia; Allo sventolare del leon di S. Marco sull’Adriatico verso le coste dell’ Istria e della Dalmazia* Istriani e Dalmati scuoteranno il giogo ab-borrito dell*Austria* che vieta loro al dì d’oggi il commercio con Venezia, l’antica* la prediletta loro tulrice; sollo pena perentoria di carcere e di confisca. Il ruggito potente del ridesto leon di S. Marco sulle acque del-l5Adriatico* sulle due opposte sponde di questo mar procelloso, salverà per certo Venezia* salverà l’Italia* per cui non c’è assolutamente salvezza* senza una guerra simultanea per terra e per mare. VIVA L’ITALIA! VIVA VENEZIA! L. L.