378 Ecl intanto pel triste errabondo Una donna consacra al Signore Coll’affetto che è solo nel mondo Ogni sera la prece del core ; Quando al muto banchetto si siede Tiene un posto pel figlio lontan ; Ogni notte nei sogni io vede Tra i fratelli che fede non han. Povero cor, non gemere! Ove dall’ empia guerre Posar la testa un angolo Resta ai fuggenti in terra. Nel mezzo al bel Paese Una città cortese Sorge tra il monte c il mar ; Sola conserva altera Una fatai bandiera, Un italiano aitar. Inno e salute, o Genova* A te superba e pura Ci spinse fra il tuo popolo Una crudel sventura. Tu ci hai mutato il verno Con un amor fraterno Nel riso dell’ aprii ; E raccogliesti i muti Figli che fùr venduti, O Cirenea gentil ! Ma se alla fine il popolo Leva la testa, e ai lampi Vola dei brandi a tergere L’ onta fatai sui campi, Immemori dei lutti, Dalle sventure istrutti Noi volerem con te, A vendicar gl inulti E rimandar gl’ insulti Agli stranieri c ai re. Il Dio de’ forti a un prossimo Grande destin sortilla, Ella ricorda i fulgidi Giorni del suo Balilla. Di quell’ età famosa L’ eredità gloriosa Non ha perduta ancor ; Ella all’Italia mostra Che la potenza nostra Quando è con Dio non muor. E se potrem disperdere 1 Gesuiti e i ladri, Noi narrerem nel giubilo Sacro alle nostre madri, Che in mezzo al bel Paese Una città cortese Sorge tra il monte e il mar, Che sola seppe in una Ora di rea fortuna Maternalmente amar. Or non rimane al profugo Che la parola, ed io A te la sacro, o Genova^ Che la parola è Dio, Malìa suprema e grandri Sull' anime si spande, Prepara 1’ avvenir. E i traditori invano Questo poter sovrano Ci tenteran rapir* 20 Ottobre. {dalla Gazzetta) Ordinare la lega, riprender le armi, movere alla frontiera e dare il segno ai nuovi vespri di Lombardia : questo è da farsi il più rapidamente possibile. I tempi non volsero mai più propizii. Nella Germania, e segnatamente in Austria, domina una confusion generale (*). Nella tornata del 22 settembre, il deputalo Pucger fece interpellanze, che fanno credere a un prossimo accordo dei banchi della destra con la (*) Queste cose si scrivevano dalla Concordia 1’ 11 del corrente quando' ancora non si conoscevano a Torino i moti di Vienna, i quali danno tanto più peso a tuoi argomenti.