488 ccl esterne dello Stillo. Nello interne, primo nostro pensiero sarà la finanza. Se noi non andiamo errati, la finanza toscana ci appare piuttosto angustiata che disastrata; procureremo affrancarla dalle strettezze presenti, più tardi, quando le condizioni dell’Europa ci porgeranno abiiilà di contrarre ad equi palli, proporremo un pubblico imprestilo; finalmente, con la vendita e l’alliveilazione pei beni nazionali, torremo via lo imprestilo, che, per quanto giusto egli fosse, noi reputiamo sempre piaga deplorabilissima delio Stato. | IV. La Toscana, a nostro avviso, deve provvedere a tutelarsi con armi proprie e bene ordinate. Quello Slato, che, per difendere la libertà, ricorre alle armi altrui, è indegno di possederla. Le armi indisciplinate poi riescono danno, non decoro del paese, e il nostro, troppo lungamente ha sofferto questa vergogna; essa ha da cessare, e cesserà, § V. Noi deploriamo la veneranda maestà delle leggi manomessa; e adoperando ogni estremo, ma civile conato ond’esse riassumano il pristino vigore, avvertiremo come non basii alle leggi essere termine razionalo fra la naturale libertà dell’uomo e l’esigenze della Società. Elleno devono possedere eziandio la opinione di buone; e perchè tali compaiano, importa che sieno opportune. Noi avremo per pessima cotesta legge, la quale, quantunque in sè buona, per giungere intempestiva, anziché riordinare, turba lo Stato : però che il line di ogni savio reggimento consista nel mantenere i popoli in quiete dignitosa e contenti. Non servi, ma neppure spregiatori superbi della pubblica opinione, noi c’ingegneremo a fare in modo ch’essa non ci percuota, come l’ariete romano il vallo nemico, ma sì all’opposto ci sostenga e ci guidi per lo arduo cammino alla diritta via. § VI. Zelatori della libertà della stampa, noi non ¡smentiremo i nostri principii mai. Fra i due mali, che essa trasmodi per licenza o taccia per paura, noi sceglieremo il primo, persuasi che le triste parole, se calunniose non reggono, e fidenti ancora nella civiltà del popolo toscano, presso cui ogni maniera d’intemperanza è febbre effimera, non coudizione morale di vita. | VII. Intorno alla Guardia civica, noi faremo in modo che di lei si dica meno, essere palladio della libertà, e lo meriti sempre. Nè ci sforzeremo soltanto che valga alla tutela delle difese interne, ma sibbene ancora delle esterne. Se mai un giorno., come desideriamo e speriamo, la milizia non sarà più mestiere a parte, ma dovere di qualunque cittadino, noi otterremo risparmio immenso nella fortuna pubblica, ed offriremo al mondo esempio piuttosto singolare che raro di civiltà. | Vili. E poiché con forza materiale mal si provvede alla sicurezza cittadina, che essendo poca non basta, e la troppa, oltre al riuscire impossibile, genera perpetuo rancore, noi attenderemo a provvederci con altri mezzi, i quali abbondino di opinione piuttosto che di forza. Certo sarà bellissima gloria quella del nostro paese; quando la mano dell’uomo preposto a fare obbedire la legge, parrà la legge stessa, che viene a vincere con la reverenza del giusto e l’autorità della ragione. | IX. La indole generosa dei popoli toscani, per diuturna servitù noi vediamo in parte mortificata, in parte barbara o imbarbarita. Forza