rantlosi a sfuggire all’ infamia mediante una lunga cd abilmente ordita menzogna. Accenna oggi di portarsi alla difesa della linea dell’ Adda, e perchè gli si crcda, eccita i Milanesi a fortificarla da Cassano a Lecco. All’ Adda non fa resistenza e protesta di venire a difendere Milano colla condizione clic la città efficacemente lo assecondi. Intanto invia non a Milano, che dice voler difendere, ma a Piacenza, il parco della grossa artiglieria e le munizioni. Dispone al tempo stesso che suoi commissari! si portino a Milano ad assumere i poteri sovrani della Lombardia , senza altro scopo in fuor di quello d’impadronirsi del paese alla vigilia del giorno in cui ne ha deliberato il sacrificio, perocché del resto non v’era momento più inopportuno per interrompere l’azione del potere. Nei giorni del pericolo ogni turbamento è fatale, ogni potere è impossibile il quale non conosca il paese e non abbia la confidenza del popolo. Però il re cerca di versare su quelli che possedono una tale confidenza tutta la responsabilità degli avvenimenti e conferma le funzioni del Comitato di pubblica difesa. Affetta anzi di deferirgli tanto che gli fa dimandare di poter distruggere le case circostanti alle mure della città che sono di ostacolo alla sua difesa; ciò che fa eseguire dopo aver deliberato di mandare, anzi dopo aver già mandato i suoi generali a Radetzby per segnare la capitolazione! Del resto le funzioni del Comitato sono, nell’ argomento principale della difesa, paralizzate dal Commissario sig. Olivieri. Questi ogni mezzo adopera per far emergere che Milano manca alla condizione sulla quale il re era venuto alla si:a difesa, pone ogni Cura per far credere che Milano non si è preparata, ed impedisce, per asserite viste strategiche e per non fare insulto all’ esercito, la formazione delle barricate. L’incaricato del ministero della guerra Seconda le viste dell’ Olivieri , sta inerte , non favorisce le mosse del Comitato. Pur le barricate si elevano; la Guardia nazionale stabile e mobilizzata è in armi, vivo l’en- I'usiasmo dei cittadini , tutto pronto ad una disperata resistenza. Olivieri all’ aspetto sublime del nostro popolo non può negare , per un resto di pudore , che la condizione j voluta del potente concorso dei cittadini non I siasi verificata : allora si allegano , come ■ rootivi alla capitolazione, la mancanza di ■ munizioni , la mancanza di viveri, la man- ■ canza di denaro. Questi due ultimi motivi sono dimostrati falsi : il primo, la mancanza di munizioni , è parimenti falso per ciò e concerne la difesa interna della città : per ciò che riguarda 1’ esercito , se era rea-. • fu procurato con mala fede , giacché è '“possibile il supporre che per mera impe-J^'zia siano stati inviati cannoni e munizioni a dove non dovevano servire. Furono man- ti dati a Piacenza onde non si trovassero a Milano. Il giorno quattro il re combalte sotto le mura di Milano fuori di Porta Romana e si ritira con perdita , mentre lascia nell’ inazione le numerose truppe accampate alla sua destra cd alla sua sinistra. Porta il suo quartiere generale in città e manda suoi inviati a Radetzky per la capitolazione. Il Comitato di difesa, la Guardia nazionale protestano ; la popolazione fieramente resiste. 11 re inganna il popolo, promettendo di restare col suo esercito e di dare l’ ultima stilla del suo sangue per la difesa di Milano , mentre dà 1’ ordine che le truppe s’incamminino dalla città verso il Ticino, quelle truppe eli« già fino dal giorno prima, quando ancora non si parlava di capitolazione, avevano istruzioni di tenersi pronte alla partenza I II re si evade col suo Stato Maggiore, all’ ombra della notte, in mezzo a’ suoi carabinieri, e mantiene la parola a Radetzky di consegnargli la città ! Popolo generoso, a quale trista prova cri riservato! Festosamente ti disponevi a rinnovare le gloriose prove del marzo, a suggellare una seconda volta col sangue il sacro proposito di volere scosso il giogo straniero, e il tradimento ti strappò 1’ armi di mano! Ma 1’ animoso tuo slancio, ma la tua solenne protesta deH’emigra-zione ira massa sono fatti che tramanderanno il tuo nome onorato alla storia. O la giustizia per Dio è un nome vano, o un tal popolo non è destinato ad essere schiavo! Se non che, se poteva ancora restare un dubbio che nella capitolazione ili Milano non vi losse il tradimento, questo fu posto in luce senza più col posteriore infame armistizio delle sei settimane condizionato alla cessione di Peschiera, Rocca d’ Anfo, Brescia, Osopo, Venezia e i Ducati : armistizio, proclamato come iniziatore di un trattato di pace. Cosi Carlo Alberto, spada cT Italia, consegna al-1’ Austria anche quelle piazze, quel territorio che a prezzo del nostro sangue avevamo reso libero dallo straniero. E tutte codeste importantissime fortezze, e tutto codesto territorio s’ impegna il re di consegnare all’ Austria , mentre ancora alta risuona la sua parola di voler essere pur sempre esso ed i suoi figli i campioni dell’italiana indipendenza, mentre recentissime erano le assicurazioni date dal suo satellite, generale Olivieri, che il re abbandonava Milano per ritornarvi dopo i5 giorni. Dove nell’ armistizio, sono i correspettivi per 1’ armata piemontese della cessione a Ra-detzky di si importanti fortezze? 1 corresp.et-tivi sono tutti per il re; egli si è preparato nell’ Austria un buon allealo, che possa mettere all’ occorrenza al dovere anche i liberali del Piemonte! Del resto, il tradimento si compie col più imperturbabile cinismo. Il re non pensa nemmeno a garantire le preziose vite dei cittadini e dei genetosi che stanno a difesa delle