480 vendo dalle varie parti della penisola in questo baluardo, avcano, in unione ai nostri, dato si bel saggio dell’italiano valore. I suoni delle bande, l’aspetto di questa bella Piazza illuminata da un vivido sole, la presenza dei tre membri del governo e dell’illustre generale Pepe, seguito da numeroso stalo maggiore di terra e di mare, rendeano più brillante la lesta. Eseguila la rassegna, i varii corpi sfilarono ad uno ad uno in bell’ordine. Precedeva tutti, fra due uiliciali di marina, un ragazzotto tanto allo, inalberando un vessillo, il cui volume troppo ampio, per essere interamente sollevato dal suolo, gli attortigliava inferiormente la piccola persona. Quel fanciullo, addetto come mozzo all’equipaggio d’una delle peniche che protessero lo sbarco de’nostri a Fusina, si distinse per un bel fatto. Veduto cIil; un colpo di mitraglia, perforando la bandiera della peniche, l’avea slanciata nell’acqua, rattamente giltossi nell’onda, e afferratala, rimontò nuotando nella peniche e di là arrampicatosi sull'albero, l’avea rimessa a suo luogo gridando viva Italia! tra il fulminar del cannone nemico. Quel ragazzo raccoglieva ieri la palma del suo eroismo, che il governo gli assegnava una piazza gratuita nel Collegio di Marina. 11 nome del prode fanciullo è Pietro Zorzi, che, se non fallano gli auspica, aggiungerà, fatto grande, ben lustro alla patria Marina. Appresso, il ministro Cavedalis trasse, a nome del governo, a visitare l’ambulanza, in cui si accolgono i feriti dell’ultima fazione. Non un lamento uscì dalle labbra dei poveri feriti, i quali, pure tra le angosce delle acerbe piaghe, che non sono nè lievi nè poche, si componevano a un meslo sorriso di riconoscenza. Il ministro si potè convincere che ivi le cure e le diligenze, dal protomedico all’ultimo inserviente, si prodigano, non si misurano. E non solo a’nostri, ma anche ai nemici, tra i «piali non si fa differenza. Prova che non si difetta di niente la è questa, che, avendo il Cavedalis recato seco una somma di danaro da distribuire, per disposizione del governo, a chi ne mostrasse desiderio, nessuno, pochi eccettuati e questi i più tapini, volle accettarne, dichiarando esplicitamente di trovarsi allo schermo da ogni benché menomo bisogno. Nuovo encomio alla carità cittadina, che sì bene asseconda il governo nell’ assistere a chi offre la vita in olocausto all’Italia. Aspirava Venezia ancora a una gloria, e so l’ebbe! Eroico fu ed è per Venezia il resistere intrepidamente ed a lungo sola nella comune disfatta; eroico il respingere con valore gli attacchi; eroico il patire e il depauperarsi. Questo però le mancava: uscire prima alla lotta novella, qui è forza si prepari l’Italia, e svegliare questa neghittosa che sonnecchia e accarezza l’idea di una pace onorata, con cui la si lusinga, e eh’essa ancora non merita poiché non ebbe fatto abbastanza per ottenerla; e dando ai fratelli questo segnale poter cancellare del tutto una taccia immeritata sì, a lei però apposta dai più, quella d’indolente e di fiacca. I volontari! Napoletani, i Lombardi, i Pontifici!, i Veneti delle pro-viucie e di Venezia, che qui sono raccolti, anelarono tutti il cimento, si strinsero con l’accordo fraterno, di cui sono pur capaci gl’italiani, quando un duce rispettato ed un governo favoreggiatore di libertà sappiano unirli, e corsero a far provare al nemico che hanno vigoroso il braccio unche