338 che potrebbe sviarle quella pienezza di affetti, quel sentimento di soccorso debitamente sentito, che con somma mia gioia scorgo ogni di più vivo ed intenso nell’universalità dei nostri fratelli Italiani. E portando in campo l’idea d’una politica d’azione, non è mio intendimento venir suggerendo opere ed avvedimenti diplomatici, perchè non mi erigo ad insegnatole de’governi ed abborro da ogni sentimento di pedanteria. Dico dunque di volo ed a modo d’esempio, che per politica d’azione intendo quella politica operosa che pur procacciando influire eflicacemcnle sugli intendimenti della diplomazia mediatrice, mirasse a procurarsi sostegno presso tutti i governi internazionali, onde unanime fosse il grido d’Italia, pella sua liberazione assoluta, dalla dominazione straniera. Vorrei quella politica operosa, la quale (condotti gli stessi governi nella convinzione che la resistenza nostra giovi ad Italia tutta, sì ne’rispetti lor pro-prii, che in quei de’popoli derivassero) da ciò effetti utili, oltreché all’andamento delle conferenze cui dovranno aver parte, anche a promuovere intanto, in ogni contrario evento, risoluzioni agli apparecchi reali, efficaci, immediati della guerra universale Italiana, pella cacciata del nemico; ehi guerra grossa persistente, diretta al fine della tanto sospirala e contesa libertà italiana. In questa politica m’argomenterei vedere una molla di maggior attrazione alle simpatie cd a’soecorsi de’ popoli che o sono nel possesso delle libere istituzioni, o si dibattono per ottenerle; ed in essa vedrei que’mezzi che valessero almeno a tentare la ristorazione delle troppo incerte sorti italiane, e que’legami che tendessero a congiungere, in uno scopo solo, l’intendimento e l’impiego delle risorse finanziarie e militari della Penisola. Tutto questo io penso, quanto all’opere ed agli elementi direttori della nostra politica internazionale ed esterna, la quale avrei voluto limitata alle pratiche diplomatiche: non omesso di metter sotl’occhio della conferenza le condizioni dei nostro debito pubblico; ma tutto questo senza spingere l'andamento ad entrare in trattative dirette, e molto meno conducenti a trattati definitivi. Infatti, io non so se malgrado la nostra emancipazione di fatto, cd il settimestre possesso della nostra libertà non ci fosse conteso, per lo meno dall’Austria, di compartecipare alle conferenze. Credo in vece, che se l’esito della mediazione riuscirà, in via pacifica, favorevole alle nostre sorti, dovremo allora esservi chiamati di necessità; e quando no, parmi vedere non rimanerci altra scelta, che fra l’accettare condizioni imposte, o resistere. Per questo, avrei trovato senza scopo l’incarico; e certo non necessario nè utile prevenire la scelta, con occuparmi adesso di trattative dirette e di trattati. Per abilitare a trattative e trattati, sarebbe stalo in ogni caso desiderabile conoscere la nostra posizione in faccia alla politica esterna, conoscere le basi della mediazione pella pacificazione; e dietro queste cognizioni, decidere. Senonchè, quando il governo si mostrava lealmente dubbioso della facoltà di conferire poteri ad un incaricato per questa trattativa, io pure, nella mia qualità di rappresentante del popolo, sarei stato peritoso, aver facoltà di tramandarglieli — Avrei considerato clic prender parte a trattative cd a trattati, differisce dall’assumere e porre in atto quella politica d’azione, cui poco stante accennava; la quale è nell’essenza d'ogni governo, cd adopera a conservare la sicurezza dell’esistenza attuale, ed a preparare la stabilità