427 un fucile della civica, usci un bel giorno, spinto dalla propria mania, col suo lucile in ¡spalla, e si diede tranquillamente a passeggiare pel Corso ili porla Ticinese, marcando anche di quando in quando il passo colle parole d’uso: un, due — un, due. Questo fu tutto il suo delitto ; queslo bastò per mandarlo alla morte ! —« «5V-CX“»-- 11 presidio è molto indebolito; si ritirarono dal Ticino tutti i corpi di osservazione, lasciandovi poche bande: il quartiere generale è piantato a Lodi. Questa notte, nella caserma presso Sant’ Ambrogio, vi ebbe una collisione fra Ungheresi e Tedeschi. Stamane, dicesi che Radetzky abbia domandato, o meglio pretende, in 5 giorni (> milioni, e che abbia intimato al podestà Bassi di procurarseli in qualunque siasi modo, con prestiti o vendite di beni.—Il Bassi e P assessore municipale risposero col dare la loro dimissione. Radetzky ha pure chiesto al Municipio il nome dei signori Milanesi più atti a formare un governo per questa città, nel caso che dovesse abbandonarla.—• Si parla anche di armare una guardia nazionale. La buona armonia e l’intelligenza fra gl’ Italiani ed Ungheresi va consolidandosi sempre più. Scrivono da Milano al Pensiero Italiano, in data del IO: » Come vi dissi i consoli, chiamati da Radetzky, ebbero la dichiarazione che pel giorno 22 si rinnovano le ostilità; esso mette il suo quartier generale a Lonato, piccolo paese distante cinque miglia tra Porta Romana, e Porla Vicentina, stradale che melte a Lodi e Pavia; lascia poca truppa a Milano, perchè deve far partire 40^000 uomini per Vienna; però pensa alla custodia della città, formando dodici rioni in diverse contrade forniti di cittadini; ma come custodire la città, se non si danno schioppi? In settimana devono succedere grandi cose; in Verona, Bergamo a Brescia gran movimento, ec. « Altra del il. Abbiamo notizie di Milano sino alla sera del 17, le quali ci assicurano delle nuove favorevoli condizioni dell’alta Italia. Demoralizzata e in piena dissoluzione è l’armata austriaca; i generali e l’ufficialità scoraggiali e perplessi, per le successe e le imminenti catastrofi della capitale, dell’ Ungheria, e per quelle che si temono nella Boemia ed in altre parti dell’ impero. Mancanti i riscontri, gli ordini, le istruzioni ; e, quel che è più, aspettati invano i fondi promessi e necessarii al mantenimento di un esercito disseminato per la più parte in piccoli e slegati distaccamenti, «i presidiare le città di un vastissimo paese nemico; difficili ad esigersi le imposte e i prestili; pericolose le requisizioni forzose; rianimati gli spiriti italiani alla notizia, ornai certa, della guerra e dell’ imminente ritorno dell’esercito piemontese in Lombardia; finalmente il reiterare di •'¡scontri, i quali recano al Comando supremo notizie, dove di una collisione tra militari, dove di un insulto o di un dileggio alle armi austriache, dove di provvedimenti che esprimono la paura o le incertezze del potere. Tutte queste cose generano una condizione, che non si potrebbe esprimere, seppure non bastasse a caratterizzarla la concorde manifesta-