85 10 Settembre. {dall’ Indipendente) ITALIA LEGIONE GARIBALDI. (dal Repubblicano del 1 settembre.) Al modo oltraggioso onde la Gazzetta di Milano racconta l’ultimò fatto di Garibaldi sfigurando il vero, secondo il suo solito vezzo, crediamo debito nostro di rispondere colla seguente schietta narrazione. Nel giorno 24 la colonna Garibaldi accampata presso Oriano e Mer-callo poco discosto da Sesto Calende, usciva ordinatamente su un cerchio di nemici forte di otto mille uomini e moveva alla volta di Corgenno e Buffalora verso Gasale. Il nemico non se ne avvedeva che il seguente mattino avanzandosi verso il campo di Garibaldi ove non trovava che gl’ indizii d’ un posto abbandonato. Giunto a Buffalora, Garibaldi occupava un luogo protetto dalle allure delle torri d’Annibaie e di lorderà, le quali egli avea guernile dei suoi drappelli. Ivi passava la notte e parte del giorno 25. Ingrossato di forze il nemico chiamava altri corpi da Varese e circondava di bel nuovo Garibaldi e la sua posizione con 40 mila uomini. A togliersi da questa stretta, Garibaldi con alcuni simulati assalti riusciva d’ingannare l’austriaco ed aprirsi un varco, sicché procedeva con bellissimo ordine pel suo cammino divisato. La colonna si volgeva a Morazzone siccome il luogo più acconcio per i futuri divisamenti del Generale. Fuggita o nascosta la deputazione comunale, non si rinvenne altro cbe un impiegalo atterrito che faceva mostra d’obbedire, ma con tutta la lentezza possibile. Dopo lunghissime preghiere si riuscì ad avere un po’ di pane mentre i militi erano già sulle mosse di partire per la loro Aia. Si fece una breve sosta, poi si ordinò di partire* Uscito a mala pena l’ordine, ecco le guardie degli avamposti accorrere ed avvisare prossimo il nemico, grosso di dieci mille uomini e con artiglieria. La nostra colonna contava in tutto ottocento uomini. Dato il grido d’allarme, in un attimo tutti gli ufficiali si trovarono al loro posto. Generosi per impeto si mostrarono gli studenti pavesi, come pure i gagliardi polacchi, quelli che, lasciale le insegne del capitola-tore Durando, erano corsi sotto quelle libere e veramente italiane di Garibaldi. Dato nei tamburi, incominciò la carica colle grida di — viva 1 Italia — avanti avanti — proferite dal Generale. Assaltammo il nemico deliberati, e vedevamo i suoi soldati cadere a drappelli e dare addietro sgomentati, ancorché la loro artiglieria tuonasse di continuo e ci recasse danno. Ma al nostro libero entusiasmo non rispondeva il paese. Deserto, forse ad arte, non un uscio rimaneva aperto, non un lume appariva dalli; finestre. Gli abitanti chiusi a doppio chiavistello nelle case, assicurate con ispranghe le porte, mostravano chiaramente per chi sperassero la vittoria. Due incendii appiccati ad arte nel paese ci assicuravano per chi essi pai-