270 vantaggio di una magnanima città, la quale stende le braccia alle sue consorelle con tutto lo slancio dell’amore. E noi soccorreremo sempre a quella bella e travagliata Venezia, c rinnoveremo ogni giorno le oblazioni a di lei profitto, e tutto faremo insomma perchè quell’eroina 11011 cada, perchè il suo intemerato vessillo tricolore non sia calpesto e insozzato dal piede tedesco. Genova rammenta la sua sorella Venezia. 7 Ottobre. (dall Indipendente) La Pallade, giornale di Roma, nel suo numero 2 ottobre, lamenta l’oblio, in cui la stampa di Roma e degli Stati pontilicii lascia da troppo tempo i bravi volontari che sostengono a Venezia l’onore di quella nobilissima provincia italiana. Noi ci uniamo ben volentieri alla voce della Pallade, perchè crediamo uno dei principali uffici del giornalismo essere il render noto alla nazione i servigi ed i meriti che i buoni patriotti le prestano, e dispensare l’elogio a chi s’appartiene, nello stesso tempo che si biasima chi manca al proprio dovere, o trovasi al di sotto delle proprie missioni. Dobbiamo peraltro aggiungere che non solo i giornalisti romani, ma si anche il governo manca verso i volontari, che sono a Venezia di quella gratitudine, di quei riguardi, di quei provvedimenti che sono in pieno diritto di esigere. Ebbimo pochi giorni sono, occasione di osservare che nel programma del ministero Rossi, si parlava di moltissime cose attinenti all’esercito, ma dei corpi militanti a Venezia si teneva un silenzio, non vorressimo dire se negligente o sdegnoso. Tardi e pochissimo si pensò all’abbigliamento di questi corpi: alle paghe non si pensò mai, lasciandone al Governo veneto tutto il peso. Quest’ultimo non rifiuta di sostenerlo, perchè rispondendo alla deliberata volontà del popolo, (pii ognuno vuol persistere nei sacrificii fin all’estremo; ma ciò non toglie che una delle cause delle attuali strettezze dell’erario derivi da questo, che il Governo pontificio aveva fatto sperare di cooperare al mantenimento delle sue truppe e non l’ha fatto. Ci viene anzi riferito, che, nella supposizione di essere pagali dal Governo di Roma, i capi delle truppe pontificie siensi rifiutati a lasciar prendere al Governo veneto quelle ispezioni speciali, quelle controllerie particolareggiate, quelle misure di economia che avrebbero forse prodotti dei risparmi, se fossero stale adottate. — Ora il Governo pontificio non solo non contribuisce fin d’ora alle necessità dell’esercito, ma si contiene in assoluto silenzio per l’avvenire. Se avesse almeno fatto una pubblica dichiarazione di riconoscersi in dovere di dare a Venezia la rifusione delle spese incontrate, avrebbe giovato col suo credito alla facilità di trovar denari nel prestito nazionale aperto dal nostro Governo. La causa italiana deve trionfare, e trionferà malgrado le esitanze del Governo pontificio, come malgrado i tradimenti di qualche altro gabinetto; ma la storia registrerà con note di vergogna i nomi di coloro che avranno opposto alla rigenerazione del proprio paese ostacoli di tante forme diverse.