9 repubblicani nnitarii, guidali da Mazzini, predicano un raslo concerto o iistema di perfidia Ira tutti i principi, e quasi se l’ingresso delie nostre truppe in Lombardia avesse avuto unico scopo di impedir colà lo stabilimento della repubblica per ridonar poi all'Austria, allora incapace di frenarle, quelle provincie. Il presente stato di cose adunque, una pace che presso a poco lo sanzionasse, non è tollerabile. Oltre il disonore delia corona e della nazione in faccia a tutta Europa, il paese nostro sarebbe straziato di fazioni irrefrenabili, da un Governo senza dignità morale,. 1 liberali divengono repubblicani o perduti nelle teoriche socialiste ed umanitarie, o devoti servi tendenti le braccia alla Francia. I retrogradi a fronte aperta e con arti molteplici ed occulte influendo sulle popolazioni rurali ed ignoranti mineranno lo statuto. Il Governo senza appoggio d’animo sinceramente liberale sarà incapace a resistere ad urli contrarii, costretto forse ad invocare stranieri sussidii per salvarsi. A queste interne e pressoché insolubili difficoltà aggiungasi l’azione occulta, ma incessante e perfida de’mille emissarii della diplomazia austriaca, ben conscia che finché la dinastia di Savoia starà, il suo dominio in Italia rimane precario, nè quindi cesserà mai dal fomentare gli opposti ed estremi partiti, pronta ad offrire a Francia, Savoia e ¡Nizza, ad assoldare tutti gii interni elementi di dissoluzione. Ogni sincera riconciliazione, ogni speranza di buon vicinato coll’Austria è impossibile. Una serie incalcolabile di calamità sovrasta adunque al nostro paese se V. M. con un tratto di genio non lo salva. La parola di salvezza, la parola unica di riparazione V. M. l’ha pronunciata: La causa dell'indipendenza italiana non è ancora perduta. Dunque riparo del passato, sincera inchiesta e punizione dei capi dell’esercito se rei, solenne dichiarazione che si rinnoverà la guerra ad ogni costo se l’Italia non è vuota dai barbari. Durante l’armistizio, duranti le pratiche della diplomazia, sorga l'esercito nuovo, confidente nei capi abili ovunque cercati. Amministrazione dei viveri proba e capace. Gli Stati, o Sire, non si perdono che per le incertezze e le esitazioni. Duole a noi immensamente, ci duole esulcerare una piaga che troppo acerbamente sanguigna, ma è dovere di lealtà e debito per noi di onore il dirlo. Pari all’eroico coraggio di V. M. contro le palle nemiche sia quello di ardite risoluzioni, pari ai bisogni, ai tempi, contro i capi militari ipocriti ed inetti. Nelle grandi imprese politiche le rette intenzioni, il cuor solo non basta. E quale più caldo eli dolci affetti, più puro, più santo di quello di Pio IX? Ciò malgrado, l’istoria lo chiamerà forse l’autore delle calamità del suo paese. Un glorioso vostro antenato, il principe Eugenio, con una armata straniera liberava lo stato occupato dai nemici, e l'inalterata fermezza di Vittorio Amedeo lì posponeva la perdita dello stato a patti vergognosi, e questa magnanima risoluzione non solo salvava lo stato ma lo accresceva di nuove provincie. Pari pericolo affronti V. M.: anche senza territorio regnerà sul cuore di 24 milioni d’italiani che sapranno riconqui-