87 11 Settembre. IL GOVERNO PROVVISORIO Di VENEZIA llecrcta : Le Guardie di Finanza, assunte anche provvisoriamente a servigio militare di terra o di mare, sono soggette alle regole e discipline militari durante questo servigio. MANIN — GRAZIANI — GAVEDALIS. 11 Settembre. (dalla Gazzetta) Una di quelle feste cittadine, cui nel doloroso servaggio pensavamo sovente colla memore fantasia e ci parevano ombra ingannevole, commosse ieri gli animi nostri di forte letìzia. Alcuni battaglioni della guardia nazionale fecero mostra di sè nella piazza di S. Marco, innanzi al nuovo suo comandante generale Marsich, ai membri del governo provvisorio, e all’illustre guerriero che, lasciata la tempestosa sua Napoli, accorreva a difender Venezia, ultimo asilo dì quella libertà cui aveva consacrata la lunga e gloriosa esistenza. Ed era pur bella quella piazza, silenziosa da qualche tempo, quale si conveniva alla gravità delle sorti mutate, ora animala d.\ varie e splendide assise, abbellita delle risollevate bandiere, sorrisa dal più limpido cielo, fornita di popolo pittorescamente aggruppato sotto ai portici, sui pogginoli e fino sui tetti de’suoi maestosi palagi! La guardia, disposta in carré, chiudeva tutt’all’intorno il vasto recinto; la componevano parecchie compagnie d’ogni arma, il battaglione della Speranza, il soldato di linea, il bersagliere, il cannoniere, lo zappatore; e l'occhio, portandosi or sugli uni or sugli altri, ammirava con intimo compiacimento la differente, ma sempre militare tenuta, i movimenti rapidi ed esatti, ed una certa quale alterezza guerresca, derivante dalla coscienza della dignità propria c dalla grandezza dell’affidata missione: sentimento che per noi era nuovo, per noi, accostumali pur troppo a leggere sulla dura fisonomia del soldato il superbo comando o la tracotante ironia o la selvaggia ferocia o la ignoranza servile. E chi non si senti tocco nel profondo dell’anima, allorchòj al comparire dei generali e dei rappresentanti del nostro Governo, rolli subitamente i silenzii, s’udì scoppiare da ogni angolo della piazza lo strepito dei tamburi, misto ai lieti suoni della musica militare e ai prolungati viva d’una moltitudine libera e generosa? Chi non fece eco col cuore al suono della Marsigliese, di quell’inno, cui si rannodano tante gloriose memorie; che, unito ai primi impeti della libertà, compiè il giro del mondo, e che, in quel luogo ed in quel momento, era simbolo della fratellanza, che ci lega alla nazione francese? Oh! no; non poteva colà esservi alcuno, che, alla vista