28 ri trovale. Voi potete esser grandi o dovete ricadere schiavi disonorati in lacci;« all’Europa. Avete da un lato la vita libera indipendente de’po-poli Corti, gloriosi e prosperi, dall’altro una vita di vergogna, di servitù, di persecuzioni, d’esilii, di miseria materiale e morale. A voi tocca scegliere. E badate a non illudervi nella scelta. Badate a non credere che possiate per bassezza o codarda ipocrisia comprarvi tolleranza dall’Austria: Austria, checché parli o faccia, ne’primi giorni ha tremato di voi; ed è cosa questa che un nemico straniero non perdona mai. Badate a non lusingarvi che l’armi di Francia possano, lasciate sole, ridarvi vita di liberi: l’armi di Francia non discenderanno alleate, se voi non protestate armati contro i fatti recenti e contro la vecchia tirannide. Nessun popolo dà il proprio sangue per rinnovar vita ad un cadavere. Avrete, giacendo, note, dispacci e non armi; levandovi e combattendo, gli eserciti francesi a compagni. Tra l’Austria che ha giurato non lasciarvi che gli occhi da piangere e la Francia che se vi ravvisa inerti vi sprezzerà, voi non avete, credete a me, che una via di salute : gittar via la guaina del ferro e combattere. Su dunque, o italiani, all’ultima prova! Scendete concordemente, risolutamente, ferocemente in campo. Un’ora di sacrificio unanime può salvare per secoli un popolo. Pensate, o madri italiane, al lungo pianto, ai lunghi dolori passati e ai patimenti che ricomincierebbcro pei figli se ricominciasse la servitù. Pensate, sacerdoti italiani, al debito vostro verso la patria, verso le anime, nate libere, de’vostri fratelli, verso il Croce-fisso per l’eguaglianza di tutti, verso le sante credenze che un materialismo nato dal dubbio, dallo sconforto e dalle corruttele della schiavitù ha rapite e rapirà più sempre, se la schiavitù dura, allo spirito. Pensate, o ricchi, che quante più sono le facoltà vostre, tanti più sono i vostri poveri; che chi vi richiede d’una parte dell’oro vostro è pronto a porre la vita per la libertà del paese e di voi; e che quell’oro ch’oggi per abitudine di egoismo e di diffidenza ricusate dividere col paese, cadrà preda metà dell’Austria, e metà forse un giorno del popolo che ricorderà, trionfando, il sozzo rifiuto. E pensati;, o giovani, alle date promesse, al sangue de’nostri martiri, alla vergogna del cedere, alla gloria del vincere, all’Europa che vi guarda, all’Italia dell’avvenire che aspetta da voi la sua iniziazione. Oro, braccio, ingegno, consiglio, parola ed azione, ogni cosa che l’uomo può dare sia data per la santa impresa. Non sia un solo tra voi che non richieda a sé stesso nella prim’ora del giorno: che farò io oggi per la mia patria? non uno che non chieda a sé stesso nuli’ultima: che cosa ho io fatto perla mia patria? Non guardate a perdita di capitali: una guerra nazionale ha centro per ogni dove; non risiede in un uomo, in un campo, in una città: risiede nel luogo ch’oggi occupate, in quello che occuperete domani, dovunque venti o trenta fra voi stretti a drappello intorno ad una bandiera giurano perire o vincere. Non guardate a calcoli d’interventi futuri a prò vostro: nessuno versa il proprio sangue per infonder vita a cadaveri: mostratevi forti e valenti; abbiate alleanza, non protezioni; non dite a’Francesi soccorreteci perchè siam vinti; ma ditegli » l’ora è giunta per la guerra suprema fra i due principij, per l'alleanza repubblicana tra Francia} Svizzera e Italia ; noi