324 « Dunque, se la Francia 11011 fa la guerra, è unicamente perchè la guerra 11011 entra nelle viste politiche del suo governo. Non solo essa può entrare in campagna quando vorrà, ma \i è spinta da potenti interessi: interesse di distruggere nelle loro cause i trattali del 4815, e di presedere ad un rimpasto territoriale dell’Europa, in nome della rivoluzione; interesse d’onore e d’influenza; e infine, forse, interesse di pace interna e di conservazione nazionale. Rimanere in pace, è dunque per lei un eccesso di moderazione! E la moderazione diverrebbe colpevole, qualora l’Europa ci dimostrasse coi fatti che 11011 ce ne tien conto. « Concludiamo. Il governo delia repubblica è libero, e ben libero, all’esterno. Tulli i suoi nemici hanno avuto, potrebbero avere in casa la guerra civile; e grazie a Dio! nel caso dima guerra esterna, la Francia ne sarebbe esente. Tutti i suoi nemici avrebbero bisogno di ricorrere immediatamente a ripieghi finanziarii violenti, e forse disperati, mentre essa può durare due anni senza discendere a questo ultimo spediente. Il governo, non uè dubitiamo, sa apprezzare cotesti vantaggi, e saprà usarne a profitto delia Francia. Facciamo dunque voti perchè più 11011 s’odano quelle parole di sconforto e disperazione, suggerite dalla passeggiera penuria delle nostre finanze, da una paura esagerata, e poco degna d’una grande nazione. » Quest’articolo riceve una grande importanza dalla qualità del giornale che lo pubblica, il quale, come si sa, è spesso ¡’espressione del ministero. D’altra parte, non si può non riconoscere in tale diligente ed autorevole sposizione del National lo scopo d’influire sulle pratiche intavolate aire-sterno. Ben sappiamo che l’Austria, e le amiche potenze confidano moltissimo sulle interne dissensioni del popolo francese; sul suo amore della pace ad ugni costo. Il National vuole indirettamente rispondere alle persuasioni ed alle presunzioni austriache, insinuando l’idea che Francia tratta pacificamente per sua moderazione, ma non per escludere l’ipotesi della guerra, e tanto meno per la impossibilità di farla. Scrivono da Brescia il i.° ottobre: « La nostra popolazione oggi ha dato segni di vita. Sono giunti in città un colonnello ed un aiutante piemontesi, dicesi per ritirare finalmente il materiale di guerra, che trovavasi in Peschiera. La carrozza fu subito attorniata dal popolo, che batteva le mani e gettava in aria i berretti in segno di festa. La moltitudine crebbe, quando essi sortirono all’albergo, e crebbero in proporzione i viva a modo che i due ufficiali si dovettero fermare e pregare che si tacesse, onde non compromettersi: ma i viva erano tali, che si dovettero ritirare ben presto al loro alloggio. Tale dimostrazione quanto siasi gradita da tutta la città, voi, che conoscete i vostri concittadini, ve lo potete immaginare; ma quale piacere poi ne possano aver provato quei brutti ceffi di Tedeschi, non lo so. 13 Ottobre.